Influenza: niente copertura vaccinale in anziani e gruppi a rischio

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Nonostante la disponibilità di vaccini efficaci e sicuri, nella stagione influenzale appena conclusa, ad oggi non sono stati raggiunti né gli obiettivi di copertura vaccinale minimi (75%), né quelli ottimali (95%) nei soggetti anziani e nei gruppi a rischio, categorie su cui le raccomandazioni del ministero della Salute si focalizzano maggiormente.

“Il picco epidemico dell’ultima stagione è il più elevato degli ultimi 15 anni, con 160 morti, di cui 2 donne in gravidanza, 744 i casi gravi”, commenta Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. “La fascia maggiormente colpita – aggiunge l’esperto – è stata quella dei bambini, che vivendo in comunità amplificano la circolazione del virus. Non sono stati comunque risparmiati adulti e anziani, categoria nella quale l’influenza può generare conseguenze molto gravi”.

Se a questo si aggiunge il fattore imprevedibilità sul ceppo dell’influenza che circolerà la prossima stagione (quest’anno è circolato maggiormente il ceppo B/Yamagata non coperto dal vaccino trivalente) – si legge in una nota di Sanofi – si arriva facilmente alla conclusione che una vaccinazione più completa si conferma un’arma troppo preziosa per essere sottovalutata, soprattutto oggi che sono disponibili nuove evidenze sull’efficacia del vaccino quadrivalente, in particolare nella popolazione pediatrica tra 6 e 35 mesi, e sulla sostenibilità economica, sia nei bambini che negli anziani e adulti.

“La stagione appena passata – sottolinea Rezza – è stata caratterizzata da un’ampia circolazione di un virus di tipo B, e maggiormente il B/Yamagata che, contrariamente alle aspettative, ha generato grandi focolai epidemici. Da alcuni anni, ormai, si verifica una co-circolazione di due ceppi diversi (Victoria e Yamagata) dello stesso virus B in proporzione variabile; questo ha portato le aziende produttrici di vaccini, dietro indicazione dell’Oms, a sviluppare vaccini quadrivalenti come evoluzione rispetto ai trivalenti”.

“Il virus B/Yamagata, non inserito nel vaccino stagionale trivalente – prosegue Rezza – ha circolato abbondantemente nell’ultima stagione e ha colpito non solo, come previsto, i bambini, ma inaspettatamente anche adulti e anziani, generando un alto numero di casi gravi nelle persone più anziane e in misura maggiore al virus A/H1N1 che ha co-circolato insieme al B/Yamagata. In totale il virus di tipo B/Yamagata, virus che non era previsto circolasse e infatti non era inserito nei vaccini trivalenti, è stato responsabile di più del 60% di casi di influenza verificatisi quest’anno in Italia“.

La vaccinazione antinfluenzale – continua la nota – è poco diffusa anche nei bambini da 0 a 4 anni, l’età in cui l’incidenza è massima (seguita dalla fascia 5-14 anni). La sorveglianza Influnet evidenzia che i bambini da 0 a 5 anni, infatti, si ammalano d’influenza circa 10 volte di più rispetto all’anziano e circa 5 volte di più rispetto all’adulto.

L’influenza è percepita dalla maggior parte della popolazione come una malattia non grave e, pertanto, non è avvertita la necessità di proteggersi attraverso la vaccinazione. Non vi è in particolare nei genitori consapevolezza che le complicanze dell’influenza possono manifestarsi a carico dei diversi apparati e organi: da quello respiratorio al sistema nervoso centrale, dal cuore ai reni. Queste complicanze possono essere gravi e richiedere l’ospedalizzazione.

Una copertura vaccinale più ampia, con l’utilizzo di un vaccino quadrivalente – si legge ancora – potrebbe proteggere in maniera efficace e sicura questa categoria così delicata, ma anche indurre un risparmio economico per il Ssn come emerge da una recente valutazione di Health Technology Assessment (Hta) delle Università di Firenze, di Genova e Tor Vergata di Roma.

“Il report di Hta sull’influenza nella fascia di età dai 6 mesi ai 6 anni – dichiara Paolo Bonanni, professore di Igiene presso l’Università degli Studi di Firenze – nasce dall’evidenza che l’influenza è una malattia molto importante sia dal punto di vista diretto della salute del bambino (infatti è una malattia grave che può generare ospedalizzazioni), sia perché il bambino è il principale responsabile della trasmissione dell’infezione alla popolazione adulta e anziana. Quindi, prevenire l’influenza nel bambino significa ridurre anche l’incidenza negli adulti/anziani, fascia di età nella quale le coperture non sono ottimali”.

E ancora: un recente studio condotto dall’Altems dell’Università Cattolica di Roma ha confermato l’impatto economico positivo sul Ssn della vaccinazione antinfluenzale nella fascia d’età 18-64 anni. Per ogni euro investito in vaccini in età adulta, se ne recuperano in media 2 in termini di gettito fiscale e 16 in termini di maggiore produttività sul lavoro.

In conclusione – riferisce Sanofi – ogni euro investito nella vaccinazione ne rende 18 per il sistema economico nazionale. Grazie alla vaccinazione antinfluenzale, tra giornate di lavoro che non vengono perse e minore spesa previdenziale, la vaccinazione impatta per 500 euro a persona nell’arco dell’anno. Se si riuscisse a ‘convincere’ 900 mila adulti in età lavorativa in più a vaccinarsi contro l’influenza (oggi sono circa 2 milioni gli italiani in età adulta che si vaccinano) il sistema economico ‘guadagnerebbe’ ben 450 milioni di euro ogni anno.

Focalizzandosi invece sui soggetti anziani con età uguale o superiore a 65 anni e sugli adulti con patologie croniche, per i quali è già prevista una raccomandazione ministeriale alla vaccinazione, l’Università di Roma Tor Vergata ha condotto uno studio sull’introduzione della vaccinazione quadrivalente in Italia, valutando i principali dati in termini di costi evitati e di costo-efficacia.

“I dati dello studio che abbiamo condotto – commenta Mennini – evidenziano che la progressiva introduzione e il definitivo passaggio a una strategia di totale vaccinazione antinfluenzale con il vaccino quadrivalente permetterebbe di ridurre ulteriormente il burden della malattia di oltre 16 mila giornate di lavoro perse, di evitare 2.400 casi di influenza (che non ricorreranno a visite) e 3.500 visite dal medico di medicina generale, 446 ricoveri e 133 morti ogni anno. Quantificando, l’introduzione del vaccino quadrivalente potrebbe generare una riduzione di spesa pari a circa 2 milioni di euro in termini di perdita di produttività e una riduzione di costi pari a circa 1,6 milioni di euro in termini di ricoveri”. 

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