Anche il cuore ha il suo Alzheimer, ed e’ l’insufficienza cardiaca: gruppi di proteine, infatti, si accumulano nell’organo malato. E’ questa la scoperta che viene dai ricercatori della Johns Hopkins University e da due atenei italiani (Bologna e Torino) che e’ stata pubblicata sulla rivista scientifica Circulation Research.
A coordinare i lavori e’ stato Giulio Agnetti, docente di cardiologia dell’ateneo Usa e dell’Universita’ di Bologna. Gli altri italiani che hanno contribuito allo studio sono stati Nazareno Paolocci, Matteo Sorge, Alessandra Baracca e Giancarlo Solaini.
I ricercatori hanno notato come le proteine tendano a raggrupparsi nel cuore contribuendo all’insufficienza cardiaca. Fanno, in sostanza, un po’ come le placche amiloidi nel cervello che sono invece tipiche dell’Alzheimer.
L’insufficienza cardiaca è una condizione cronica in cui il cuore non pompa sangue come dovrebbe, causando cosi’ un eccessivo affaticamento. Gli attuali farmaci usati per trattarla (come quelli che abbassano la pressione sanguigna rilassandone i vasi) riducono lo stress sul cuore e i sintomi associati allo scompenso cardiaco senza pero’ necessariamente risolverne la causa.
Già una ricerca precedente individuava in una proteina (la Desmin) l’accumulazione amiloide nel cuore dei cani che avevano una insufficienza cardiaca. Cosi’ gli studiosi si sono messi a caccia di un simile effetto sugli esseri umani. Grazie a un anticorpo fluorescente che viene usato per la malattia di Alzheimer, è venuta fuori questa placca di proteine. Altrettanto emergeva anche sui topi: su di loro e’ stato tentato di romperle attraverso l’epigallocatechina gallato, una sostanza che si trova nel te’ verde. E cosi’ sono riuscite a dimezzarle.
“E’ interessante notare che il te’ verde sia gia’ stato dimostrato freni l’incidenza delle malattie cardiovascolari e migliori il deterioramento cognitivo nell’Alzheimer, anche se il meccanismo per tale azione non e’ chiaro”, commenta Agnetti.