Mappato il Dna del rinoceronte bianco settentrionale, ad un passo dall’estinzione. L’analisi del materiale genetico, pubblicata sulla rivista Genome Research dall’organizzazione no-profit San Diego Zoo Global permette di fare luce sulla storia evolutiva di questo gigante fragile.
In tal modo si riaccendono nuove speranze per il suo salvataggio che si prepara ad opera di un gruppo internazionale di esperti nel quale ha un ruolo di primo piano Cesare Galli, il ricercatore italiano noto per aver clonato il primo toro, Galileo, e la prima cavalla, Prometea.
La mappa genetica del rinoceronte bianco settentrionale è stata realizzata grazie a nove linee cellulari congelate, da cui è stato estratto il Dna poi confrontato con quello della sottospecie ‘sorella’ del rinoceronte bianco meridionale, in assoluto la più numerosa con oltre 20.000 individui. Le analisi dimostrano che le due sottospecie si sono separate evolutivamente circa 80.000 anni fa, entrambe con un’ampia variabilità genetica rispetto ad altre specie a rischio.
“Il rinoceronte bianco del Sud ha attraversato uno stretto ‘collo di bottiglia’ genetico, ma ora è la forma di rinoceronte piu’ popolosa”, spiega il coordinatore dello studio, Tate Tunstall del San Diego Zoo Institute for Conservation Research.
“Questo suggerisce che un salvataggio genetico attraverso queste linee cellulari può portare ad un simile recupero anche per il rinoceronte bianco settentrionale”. Due sarebbero le strade percorribili, come spiega Cesare Galli. “Quella più semplice, attuabile con le tecnologie già disponibili, è l’uso delle cellule di rinoceronte per la clonazione, come e’ stato fatto per la pecora Dolly e la cavalla Prometea. Altrimenti, in un futuro più lontano, le cellule congelate potrebbero essere trasformate in cellule staminali indotte con cui produrre i gameti per la fecondazione. E’ una strategia interessante, ma ancora troppo complicata”.