Fare tanto sesso non causa il cancro alla prostata, nemmeno se le partner sono diverse da quella ‘ufficiale’; il testosterone non fa male al cuore; andare in bicicletta non aumenta le probabilità di ‘flop’ a letto. Anche sulla salute sessuale e la fertilità dell’uomo circolano fake news, falsi miti o informazioni non confermate che gli esperti della Società italiana di andrologia ci tengono a ‘smontare’.
Perché “ancora pochi uomini si rivolgono all’andrologo e troppi si affidano invece al web e al passaparola – segnalano dal 42esimo Congresso nazionale Sia di Roma il presidente della società scientifica, Alessandro Palmieri, e quello del meeting, Giuseppe La Pera – con il rischio di imbattersi in notizie non provenienti da fonti scientificamente qualificate”.
Un problema non da poco, sottolinea Palmieri, considerando per esempio che i problemi di fertilità riguardano “secondo i dati del ministero della Salute il 20% delle coppie. Una su 5 ha difficoltà a procreare per vie naturali, percentuale raddoppiata rispetto a 20 anni fa e non solo per motivi legati all’età: diversamente da quanto si crede, nella metà dei casi le cause sono da ricercare nell’uomo”.
La Pera osserva come sesso e fertilità siano “argomenti molto delicati su cui è facile avere informazioni che non corrispondono a verità. A differenza di quanto fanno le donne con il ginecologo, ancora troppi pochi uomini vanno regolarmente dall’uro-andrologo, medico specialista della salute sessuale maschile. Le notizie che hanno in materia sono spesso frutto del ‘sentito dire’ o lette online su blog e forum, dove il rischio di informazioni scorrette è sempre dietro l’angolo”.
Cinque, in particolare, i punti sui quali la Sia vuole fare chiarezza: oltre ai presunti pericoli di una sessualità ‘esuberante’, delle terapie al testosterone e della passione per il ciclismo, gli esperti affrontano anche gli effetti di vitamine e omega 3 (“possono favorire la fertilità maschile”, ma va confermato) e di certe sostanze inquinanti “nemiche dell’equilibrio ormonale”.
“Avere molti rapporti sembra essere un fattore protettivo per il cancro alla prostata, anche se mancano studi che lo dimostrino in modo definitivo”, spiegano gli esperti. “Si è ipotizzato – ricorda Eugenio Ventimiglia, membro della Commissione scientifica Sia – che eiaculare poco frequentemente possa essere associato al tumore prostatico perché favorisce l’accumulo di fluidi che possono contenere sostanze cancerogeniche”, e “uno studio pubblicato anni fa su ‘Jama’ ha evidenziato che 4-7 eiaculazioni al mese riducono del 20-30% il rischio di neoplasia alla prostata”.
L’impianto della ricerca non permette di confermarlo con certezza, ma l’indicazione c’è. “Altri lavori hanno invece dimostrato che avere tante partner può facilitare le infezioni, le quali a loro volta potrebbero promuovere lo stato infiammatorio della prostata e di conseguenza il tumore“.
Ma “in merito a questa seconda ipotesi, ci sono stati pochi studi e non solidi – rassicura lo specialista – Nell’uomo, in realtà, nessuno ha mai dimostrato che infiammazioni ripetute promuovano il tumore”.
TESTOSTERONE – “Le terapie ormonali a base di testosterone non aumentano il rischio di infarto. E’ vero piuttosto il contrario”, tranquillizza la Sia: “Chi ha il testosterone basso ha un maggior rischio di infarti e ictus, quindi assumerlo in questi casi aiuta a prevenirli – dice Fabrizio Scroppo, membro del Consiglio direttivo della società scientifica – Al contrario, assumerlo solo per aumentare i muscoli può mettere a rischio la fertilità”. Secondo l’esperto, “dati di letteratura consolidati dimostrano ormai con certezza che la terapia del testosterone, se seguita per riequilibrare gli ormoni, ha mediamente un effetto positivo perché riduce i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari”, agendo ad esempio su indice di massa corporea, obesità viscerale, glicemia e colesterolo.
INQUINAMENTO – “Molte sostanze inquinanti funzionano da interferenti endocrini, cioè modificano l’equilibrio ormonale e la fertilità”, confermano gli specialisti. “La concentrazione di spermatozoi nel liquido seminale maschile ha subito un decremento di oltre il 50% nel mondo occidentale dal 1973 al 2011 – fa notare Scroppo – Numerosi studi documentano come l’esposizione cronica agli interferenti endocrini, anche in piccola quantità, sia potenzialmente responsabile, soprattutto in alcune fasce di età, quali il periodo di sviluppo fetale e la pubertà, di alterazioni dell’apparato riproduttivo maschile“. Nel mirino ci sono soprattutto il bisfenolo A contenuto nella plastica e i pesticidi.
ANTIOSSIDANTI – “Gli antiossidanti come vitamine e omega 3 possono favorire la fertilità maschile. Vero”, ma per la Sia “è un tema da approfondire”. Scroppo cita “revisioni di letteratura scientifica” secondo cui “gli antiossidanti possono essere un’opzione terapeutica per l’infertilità maschile non idiopatica, ovvero non dovuta a patologie andrologiche note come i tumori del testicolo. Se somministrati sotto controllo di uno specialista, il loro impiego in maschi poco fertili può migliorare i risultati anche nel caso di utilizzo di tecniche di fertilizzazione in vitro. Sono necessari però ancora studi in grado di verificare la superiorità di un antiossidante su un altro”.
BICICLETTA – “Il ciclismo non causa problemi di erezione e infiammazione alla prostata“, sentenziano gli esperti. “La buona notizia per gli amanti delle due ruote – conclude Scroppo – arriva da un lavoro pubblicato a marzo sul ‘Journal of Urology’ e guidato ricercatori del Dipartimento di urologia dell’università della California di San Francisco. E’ il più ampio studio comparativo condotto fino a oggi in materia, che ha preso in considerazione quasi 4 mila maschi – 2.774 ciclisti e due gruppi di controllo che non andavano in bici, cioè 539 nuotatori e 789 runner – per vedere se chi praticava ciclismo avesse più problemi nella funzione sessuale o urinari, come precedenti indagini avevano suggerito. La ricerca, data numerosità del campione, confuta i lavori precedenti: non è emersa nessuna differenza tra ciclisti e non ciclisti, neppure tra chi praticava questo sport ad alta intensità, ovvero oltre 3 volte a settimana per almeno 25 miglia al giorno (circa 40 km, ndr), e chi invece lo faceva solo come hobby. Addirittura, gli ‘irriducibili’ delle due ruote avevano una funzionalità erettile superiore a quella di chi pedalava meno”.