Il primo segnale delle onde gravitazionali potrebbe non essere stato emesso dalla collisione tra due buchi neri, ma da oggetti molto più esotici: dei tunnel dello spaziotempo, i ‘wormhole’, come quello attraversato dai protagonisti del film Interstellar.
E’ l’ipotesi, pubblicata sulla rivista Physical Review D, per spiegare alcune anomalie in contrasto con le leggi della fisica quantistica che governano il mondo delle particelle.
Secondo i fisici dell’Università belga di Lovanio coordinati da Pablo Bueno e Pablo Cano, il problema è la presenza nei buchi neri di un confine, l’orizzonte degli eventi, oltre il quale questi ‘mostri cosmici’ grazie all’enorme gravità ingoiano tutto ciò che capita loro a tiro, luce compresa.
Un aspetto in conflitto con le leggi della meccanica quantistica, per le quali le informazioni non possono essere perdute nel buco nero. Gli autori hanno quindi sostituito i buchi neri con due wormhole, privi di orizzonte degli eventi, ed elaborato un modello teorico per spiegare l’aspetto del segnale di questi oggetti esotici.
“Se a generare le onde fossero due wormhole – ha spiegato all’ANSA Paolo Pani, dell’Università Sapienza di Roma e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) – la parte iniziale del segnale sarebbe uguale, ma alla fine comparirebbero echi simili al sonar di un sottomarino“, ha aggiunto.
Molti ricercatori, tra cui Pani, stanno cercando questi echi nei segnali ascoltati dai cacciatori di onde gravitazionali Ligo e Virgo. “La presenza degli echi è ancora controversa – ha chiarito Pani – perché la parte finale del segnale è debole”.
Un wormhole è una sorta di buco nello spaziotempo, come quello scavato da un bruco in una mela, che può collegare due punti molto distanti dell’universo con una scorciatoia. Previsto dalla Teoria della Relatività, non è mai stato visto. Per Pani “è un oggetto ancora ipotetico, ma se fosse confermato, sarebbe una scoperta epocale, un ponte verso una nuova fisica”.