Ad una settimana dall’inizio delle piogge torrenziali, responsabili della devastazione di ampie fasce del territorio nel Giappone occidentale, 5.800 persone sono ancora alloggiate nei centri di accoglienza e il bilancio dei morti del maltempo, a quota 196, è destinato a salire – con più di 50 dispersi in 13 prefetture.
L’interruzione dell’approvvigionamento dell’acqua costituisce ancora un problema per quasi 206mila abitazioni, in particolare nella prefettura di Hiroshima, che è anche l’area geografica che ha registrato il più alto numero di morti, a quota 88. E le condizioni climatiche non aiutano neanche la massa di volontari provenienti dall’intero arcipelago che si sono messi in moto verso le zone disastrate – circa 18mila secondo gli ultimi dati delle autorità, complice la lunga pausa festiva del fine settimana che coincide con la Festa de Mare di lunedì: oltre la metà dei 927 osservatori meteo in Giappone sabato mattina registrava temperature superiori ai 30 gradi.
In base alle rilevazioni del ministero del Welfare giapponese si sono verificate più di 600 alterazioni del territorio in 31 prefetture, generate da smottamenti di varia natura, obbligando la chiusura di 7 sezioni di tratti autostradali, e 39 collegamenti provinciali.
Secondo un’indagine del giornale Mainichi Shimbun, almeno 2.800 persone risultano completamente isolate nelle prefetture di Hiroshima e Kochi, per via delle frane che hanno ostruito l’accesso al ponte che collega la città di Kure alle maggiori isole del golfo. Il governo municipale è costretto a usare gli elicotteri per il trasporto di cibo e dei beni di prima necessita’.