Morte di Sergio Marchionne, il retroscena sulla malattia: “sapeva di avere un sarcoma e di essere senza speranze”

MeteoWeb

Se n’è andato. L’ex a.d. di Fiat Chrysler Automobiles Sergio Marchionne, grande leader e indiscusso visionario, è deceduto oggi, all’età di 66 anni. Dopo aver risollevato le sorti della Fiat, è morto in un Ospedale a Zurigo, dove era ricoverato per un intervento alla spalla destra.

Dubbi sulle reali cause della sua morte. Tra le ipotesi più probabili quella di un sarcoma alla spalla di tipo invasivo, che lo aveva costretto a un intervento con poche speranze di successo. I sarcomi sono tumori maligni del tessuto connettivo, e Marchionne era consapevole di non avere scampo. Secondo alcune indiscrezioni, il leader italo canadese soffriva da tempo di forti e invalidanti dolori alla spalla, che lo avevano obbligato a assumere cortisone per poter condurre una vita normale.

Come riportano alcune fonti, al manager erano stati indicati chiaramente i rischi dell’operazione, considerata ad alto rischio, e la situazione era resa ancor più complicata dal suo problema alla tiroide, a causa del quale Marchionne assumeva dei farmaci ogni giorno. Un problema sul quale Marchionne aveva tenuto un gran riservo: neanche John Elkann sarebbe stato a conoscenza dei gravi problemi di salute del manager. Anzi. Marchionne aveva fissato alcuni appuntamenti per i primi giorni di Luglio proprio per non destare alcun sospetto, ma era consapevole che da quell’Ospedale sarebbe potuto non uscire mai più.

Durante l’intervento la situazione sarebbe poi degenerata: Marchionne sarebbe stato colpito da embolia cerebrale, fino ad entrare in coma.

Oggi una nuova versione ha smentito quest’ipotesi. Sarebbe stato un arresto cardiaco, il secondo in pochi giorni, a stroncare la vita di Sergio Marchionne. A quanto si apprende, durante la fase di recupero dall’intervento, si sarebbero, infatti, manifestate improvvise quanto imprevedibili complicazioni post operatorie che hanno provocato il primo arresto.

Di qui il trasferimento del manager in terapia intensiva per essere sottoposto ad un costante monitoraggio. E, mentre ancora si trovava in terapia intensiva, sempre a quanto si apprende, sarebbe sopraggiunto un secondo arresto cardiaco, fatale. Non, quindi l’evoluzione negativa di un male incurabile come si era ipotizzato quando si era diffusa la notizia di un improvviso aggravarsi delle sue condizioni di salute.

“Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore”, afferma John Elkann nel comunicato con cui saluta Marchionne, con cui ha condiviso i 14 anni in Fiat prima e in Fca poi.

“Io e la mia famiglia – aggiunge – gli saremo per sempre riconoscenti per quello che ha fatto e siamo vicini a Manuela e ai figli Alessio e Tyler” .

In segno di lutto Fca e Ferrari hanno tenuto le bandiere a mezz’asta rispettivamente al Lingotto e a Maranello. I dipendenti del Cavallino hanno osservato nel pomeriggio un minuto di silenzio, mentre gli stabilimenti di Fca in Italia hanno fermato le linee per 10 minuti.

 

Condividi