Sergio Marchionne è morto stamattina in una clinica di Zurigo dove era ricoverato dal 28 giugno per un’operazione alla spalla che non lasciava immaginare simili conseguenze. Marchionne – 66 anni – aveva programmato nuovi incontri di lavoro per i primi di Luglio e pensava di uscire dall’Ospedale dopo pochi giorni. Invece durante l’intervento si sono verificate complicazioni “inattese e improvvise” che lo hanno portato a un arresto cardiaco. Secondo le ultime informazioni dalla Svizzera, Marchionne è stato immediatamente portato rianimazione ma non dipendeva in maniera sistematica dalle macchine, che gli erano da supporto. Il manager italo-canadese ha avuto poi un ulteriore arresto cardiaco che lo ha portato a un decesso naturale dopo una settimana in condizioni di “coma irreversibile“.
Secondo fonti vicine alle famiglia, l’operazione alla spalla non era per un tumore, come si è ipotizzato per le possibili complicazioni legate agli interventi per i tumori ai polmoni che possono compromettere l’aorta e soprattutto per la lettera di Grande Stevens che senza mezzi termini aveva dichiarato: “Quando dalla tv di Londra appresi il giovedì sera che egli era stato ricoverato a Zurigo, pensai purtroppo che fosse in pericolo di vita. Perché conoscevo la sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette. Tuttavia, quando seppi che era soltanto un «intervento alla spalla», sperai. Invece, come temevo, da Zurigo ebbi la conferma che i suoi polmoni erano stati aggrediti e capii che era vicino alla fine“.
La famiglia non ha smentito ne’ confermato queste notizie trapelate nei giorni scorsi, e ha mantenuto il più stretto riserbo sulle cause della morte di Marchionne. Cause che tuttavia rimangono ancora avvolte in un alone di mistero, perchè nessuno ha fornito un bollettino medico preciso e anche le ultime indiscrezioni sulle complicazioni relative all’intervento alla spalla non riescono a fare definitivamente chiarezza.
