Rircerca, quel suono che dà vertigini: spiegato il ‘fenomeno di Tullio’

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Sentire un suono e cominciare a sbandare come se si fosse ubriachi, con tanto di nausea e vista che si sdoppia. E’ stato battezzato ‘fenomeno di Tullio’, dal nome del biologo italiano che per primo lo descrisse ufficialmente, nel lontano 1929. Una persona su 100 nel mondo sa di che si tratta per averlo sperimentato sulla propria pelle. A scatenarlo basta un certo tipo di musica, suono o rumore – dai toni prolungati di una varietà di strumenti a una conversazione a voce alta – ma anche un cambiamento della pressione atmosferica o un colpo di tosse.

Quando le onde sonore di determinate frequenze colpiscono l’orecchio interno, in alcune persone la reazione è un picco di nausea e vertigini e un rapido e inconscio movimento degli occhi. Perché questo accada era un mistero. E per svelarlo, un team di scienziati ha scomodato un pesce velenoso. Specie: opsanus tau, per gli anglofoni ‘oyster toadfish’ che in italiano si tradurrebbe in ‘pesce rospo delle ostriche’.

Le conclusioni dei ricercatori sono pubblicate su ‘Scientific Reports’. Il fenomeno di Tullio si materializza in presenza di una condizione chiamata deiscenza del canale semicircolare: alla base c’è un difetto congenito o una lesione che producono un foro anomalo nel minuscolo osso che copre uno dei tre tubicini pieni di liquido all’interno dell’orecchio, necessari per rilevare i movimenti in su e in giù del cranio, consentendo al cervello di orientarsi nello spazio tridimensionale.

Il team guidato da Richard Rabbitt all’University of Utah ha condotto una serie di esperimenti sull’orecchio interno prelevato dal piccolo pesce oceanico – che ha funzione e struttura dell’organo uditivo simili a quelle umane – per scoprire come le onde sonore possano indurre l’accensione di segnali nervosi che normalmente si riferiscono solo al movimento.

I canali uditivi del pesce sono stati alterati per mimare la condizione alla base del fenomeno di Tullio, e Rabbitt e colleghi hanno osservato che le onde sonore che entravano nell’orecchio interno inducevano un insolito pompaggio del fluido chiamato endolinfa all’interno dei tubi, dando luogo a onde viaggianti in grado di innescare una sorta di reazione a catena: le onde eccitano cellule specializzate chiamate cellule ciliate che si innescano meccanicamente e che a loro volta inviano un segnale alle cellule nervose.

Questa stimolazione porta il cervello a concludere erroneamente che la testa sta ruotando. Per compensare, “gli occhi contro-ruotano nel modo sbagliato, e sembrerà che il mondo stia girando”, chiarisce Rabbitt. I sintomi del fenomeno di Tullio sono “molto simili alle sensazioni che prova chi ha bevuto troppo”: vertigini, senso di nausea, vista annebbiata, perdita di equilibrio, spiega lo scienziato. Lo studio, conclude, “collega finalmente questi sintomi e la deiscenza in un preciso modo biofisico”.

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