La quindicesima edizione del Festival della Mente, il primo festival in Europa dedicato alla creatività e alla nascita delle idee, si svolge a Sarzana dal 31 agosto al 2 settembre con la direzione di Benedetta Marietti. Il festival è promosso dalla Fondazione Carispezia e dal Comune di Sarzana (www.festivaldellamente.it).
Tre giornate in cui più di 60 ospiti italiani e internazionali propongono incontri, letture, spettacoli, laboratori e momenti di approfondimento culturale, indagando i cambiamenti, le energie e le speranze della società di oggi e rivolgendosi con un linguaggio sempre accessibile al pubblico ampio e intergenerazionale che è la vera anima del festival.
39 gli incontri per esplorare, attraverso punti di vista molteplici, proposte originali e discipline diverse, il tema del 2018: il concetto di comunità.
«Il concetto di “comunità” da una parte ha l’ambizione di riuscire a cogliere quello che è lo Zeitgeist, lo spirito del tempo, dall’altra può essere declinato in modi diversi, riflettendo così la multidisciplinarietà della manifestazione» spiega Benedetta Marietti «Cosa significa nel mondo attuale la parola “comunità”? Se ne sente ancora il bisogno? E si riuscirà a mantenerne intatte le caratteristiche principali: solidarietà, appartenenza, rispetto e libertà? Attraverso la pluralità e l’eterogeneità delle voci di scienziati, umanisti, artisti, e una divulgazione leggera e appassionante, il Festival della Mente cercherà anche quest’anno di trasmettere l’emozione della condivisione del sapere e di fornirci gli strumenti per interpretare la realtà di oggi, sempre più sfuggente e contraddittoria».
Il programma prevede sempre una sezione per bambini e ragazzi, un vero e proprio festival nel festival con 20 eventi e 4 workshop didattici, curato da Francesca Gianfranchi e realizzato con il contributo di Crédit Agricole Carispezia.
Come ogni anno, linfa del festival saranno i 500 giovani volontari, molti dei quali coinvolti in un progetto di alternanza scuola-lavoro, che con generosa energia contribuiscono a creare quel clima di festa e condivisione che si respira nelle piazze e nelle strade di Sarzana durante il festival.
IL PROGRAMMA
Il festival prende il via nel grande tendone di Piazza Matteotti con la lezione inaugurale di Andrea Riccardi, studioso della Chiesa in età moderna e contemporanea. Il fondatore della Comunità di Sant’Egidio apre con una riflessione sul nostro tempo, un tempo del virtuale che vede indebolirsi le reti di prossimità sociali, politiche e religiose e dove il tessuto della società sembra subirne gli effetti: siamo tutti più soli e ciò costituisce un rischio per la sopravvivenza dei più deboli. Mai come oggi è importante interrogarsi su cosa significhi comunità, quando le popolazioni si spostano e nascono inedite convivenze tra persone di storia, etnia e religione diverse.
LA COMUNITÀ DELLA LETTERATURA E DELLA LINGUA
Tutti hanno, nel profondo, il desiderio di andare incontro all’ignoto, di esplorare l’inesplorato, di non farsi corrompere dalla parte più sociale dell’esistenza, di spezzare i vincoli che ci legano alla famiglia, alle origini, a una comunità. Ma è realmente possibile? Se lo chiedono lo scrittore e viaggiatore olandese Jan Brokken e il giornalista e psicologo Massimo Cirri che discutono di solitudine e comunità, della possibilità di rimanere sé stessi in un mondo che obbliga alle relazioni, di avventura, viaggio, individualismo e condivisione sociale, in un evento realizzato in collaborazione con l’Ambasciata dei Paesi Bassi.
Tucidide scrisse che il segreto della libertà è il coraggio. Le scrittrici Serena Dandini e Michela Murgia raccontano le storie di alcune donne valorose come l’ambientalista Wangari Maathai, l’artista Vanessa Bell, sorella di Virginia Woolf, e la scrittrice Grazia Deledda, che hanno saputo vivere la loro vita al di fuori dei rigidi schemi delle rispettive comunità di appartenenza, aprendosi alla libertà e alla ricerca dei propri talenti.
La scrittrice iraniana Maryam Madjidi dialoga con la giornalista e autrice Vanna Vannuccini ripercorrendo la sua intensa vicenda personale. Maryam ha solo sei anni quando i suoi genitori, comunisti, sono costretti a fuggire verso la Francia da un Iran sempre più oscurantista. Qui trova ad accoglierla una lingua nuova, che lei dapprima rifiuta, per sceglierla infine come unico approdo possibile, respingendo ogni richiamo alle origini. Al festival racconta come abbia trovato poi la forza di volgersi indietro, recuperando la lingua come unico strumento per impadronirsi della memoria e insieme delle proprie radici.
Cosa ci insegna l’Antigone per affrontare le sfide etiche e politiche del XXI secolo? L’autrice pakistana Kamila Shamsie, vincitrice del prestigioso Women’s Fiction Award 2018, si interroga su identità, fede, famiglia e società ai tempi dell’Isis: quali sacrifici siamo disposti a fare in nome dell’amore? E davanti a cosa ci fermeremmo per aiutare le persone che più amiamo?
Secondo il linguista Giuseppe Antonelli e la calligrafa Francesca Biasetton, presidente dell’Associazione Calligrafica italiana, la costruzione di una comunità passa per la conquista di una lingua comune: nella nostra storia, soprattutto una lingua scritta. Nel corso del tempo sono cambiati gli strumenti utilizzati per scrivere e, di conseguenza, la forma delle lettere. E oggi che tutti parliamo e scriviamo in italiano, a essersi persa è proprio l’individualità della grafia. Nell’era digitale, riusciamo ancora a lasciare un’impronta?
Le gesta di Orlando, Rinaldo, Angelica e dei paladini di Francia rivivono in “A singolar tenzone” con le parole del contastorie, attore e regista teatrale Mimmo Cuticchio, attraverso una grande varietà di registri che vanno dall’epico al comico, dal drammatico all’onirico e al sentimentale, in un succedersi vertiginoso di duelli, imboscate, incantesimi, voltafaccia, innamoramenti, battaglie e colpi di scena.
LA COMUNITÀ DELLA SCIENZA
Tanti gli scienziati in questa XV edizione del festival. Lo zoologo Carlo Alberto Redi, accademico dei Lincei, dialoga con la biologa Manuela Monti sul tema “Comunità e DNA”. Le diseguaglianze e l’esclusione sono in grado di marcare il genoma e di aumentare l’incidenza di gravi malattie, causando uno svantaggio biologico che si trasmette di generazione in generazione e che determina gravi conflitti sociali e alti costi sanitari. L’educazione all’altruismo è invece in grado di assicurare un armonioso sviluppo di una nuova forma di democrazia: una democrazia cognitiva.
Due entità misteriose dominano l’Universo: l’energia oscura, una forza completamente ignota che permea gli spazi interstellari, e la materia, costituita quasi al 90% da materia oscura, mai rilevata da strumenti. Il fisico Cristiano Galbiati, della Princeton University, racconta che sotto il Gran
Sasso nascerà DarkSide, uno dei programmi più avanzati al mondo per la ricerca della materia oscura, che coinvolgerà oltre 350 ricercatori provenienti da istituti italiani e internazionali.
La società moderna è una grande rete complessa, per molti aspetti simile alla rete neuronale del nostro cervello. Le connessioni, i link, sono i responsabili della rapida crescita del web e di Internet, della velocità della comunicazione globale, del diffondersi di informazioni, epidemie e crisi finanziarie, spiega l’informatico Dino Pedreschi, pioniere della Data Science e dei Big Data, a capo di un centro di ricerca congiunto fra università di Pisa e CNR. I Big Data ci offrono una nuova prospettiva di osservazione per misurare e prevedere l’emergere di disuguaglianze, la diffusione di innovazioni, la polarizzazione delle opinioni, la diversità e l’intelligenza della comunità.
“Storie dalla torre di Babele” è il titolo della conferenza di due brillanti menti matematiche, Gabriele Lolli e Marco LiCalzi: una conversazione a due voci per raccontare l’esistenza di un popolo che possiede una lingua universale e che accumula conoscenze che restano vere per sempre. Nell’antica Grecia li chiamavano “coloro che sono inclini ad apprendere”, noi li conosciamo come “matematici”.
LA COMUNITÀ SOCIALE
I grandi cambiamenti della contemporaneità sono paragonabili a quelli avvenuti durante il Rinascimento, secondo Ian Goldin, fondatore e direttore della Oxford Martin School, il maggior centro mondiale di ricerca sulle sfide del futuro. La crescita a cui si sta assistendo porta con sé nuove forme di rischi sistemici – trasformazione del mondo del lavoro, maggiore ineguaglianza sociale, pandemie, cyber-attacchi, cambiamento climatico – ma è anche densa di opportunità. Quale insegnamento possiamo dunque trarre dal Rinascimento?
La scuola crea la comunità: la scuola superiore laica e pubblica nasce in Italia come progetto generatore di identità nazionale e come strumento di promozione sociale. Il filologo classico Federico Condello analizza le motivazioni per le quali da qualche decennio il nostro sistema di istruzione, che era tra i migliori dell’Occidente, sembra aver tradito questo progetto.
Il regista e drammaturgo Armando Punzo è il fondatore della Compagnia della Fortezza, una compagnia teatrale professionale composta da detenuti. Al festival porta la sua esperienza trentennale nel carcere di Volterra, dove ha scoperto che il teatro non è solo rieducativo, ma crea una nuova comunità, libera, nel luogo di chiusura per eccellenza (sezione approfonditaMente).
Il grande programma della modernità è consistito nella riduzione della faccia della Terra ad un unico spazio, vale a dire ad un’unica gigantesca mappa, spiega Franco Farinelli, presidente dell’Associazione dei Geografi Italiani. Alla globalizzazione si deve la crisi complessiva della logica spaziale del funzionamento del mondo, al punto che oggi corriamo il rischio di non riuscire più a comprenderlo davvero.
Il sociologo Stefano Allievi, uno dei massimi esperti di migrazioni e di Islam in Europa, invita a una riflessione critica su tutte le questioni che accompagnano le migrazioni attuali, poiché da decenni l’immigrazione è un fenomeno strutturale e non va quindi affrontato in termini di emergenza ma richiede soluzioni che non sottovalutino il malessere diffuso nell’opinione pubblica.
La parola “comunità” ci rassicura, evoca un’entità emotivamente ricca.
Che fine ha fatto la comunità? È possibile, oggi, in piena globalizzazione, ipotizzare un ritorno della comunità? Intorno a questi interrogativi ruota la riflessione del filosofo teoretico Roberto Esposito, che a partire dall’etimologia latina del termine communitas, che rimanda a una legge della cura reciproca, esamina due diverse concezioni di comunità, una aperta e donativa, l’altra chiusa ed escludente nei confronti di coloro che non ne fanno parte.
Perché il tradimento è universalmente proibito, e al contempo universalmente praticato? Perché anche nei matrimoni felici le persone tradiscono? Un matrimonio a prova di tradimento è effettivamente possibile? La psicoterapeuta e scrittrice belga Esther Perel sostiene che i tradimenti possano insegnarci molto sul matrimonio e sulla società. Offrono uno sguardo sulle nostre attitudini personali e culturali, e il modo in cui attualmente approcciamo l’infedeltà è un riflesso dei complessi cambiamenti in corso nelle comunità di tutto il mondo.
Essere responsabili, essere visibili, misurabili e soprattutto competitivi è diventata oggi un’ingiunzione permanente: “sono stimato, quindi sono”. Ma queste valutazioni sono alquanto paradossali, avverte la filosofa e saggista Angélique del Rey: in nome del merito, creano un clima di deleteria competizione; in nome dell’oggettività schiacciano le differenze, standardizzano, normalizzano. Come salvarsi da una società che valuta tutto e tutti costantemente?
“Dalla comunità alla cittadinanza: gli ebrei d’Europa di fronte alla modernità” è il titolo dell’incontro con la storica Anna Foa, che ripercorre la storia del declino della presenza ebraica in Europa, tracciando le differenze tra la comunità ebraica dell’Europa occidentale e quella dell’Europa orientale.
Cos’era la comunità, secondo Adriano Olivetti? Lo ricordano il nipote Beniamino de’ Liguori Carino, editore e direttore editoriale di Edizioni di Comunità, il saggista e narratore Giuseppe Lupo e lo storico della cultura Alberto Saibene: è quella parte di territorio che si può attraversare a piedi in un giorno, dove attorno a un centro si irradiano partecipazione politica, servizi, cultura, benessere individuale e collettivo. Oggi, dopo la crisi del socialismo e del capitalismo, quel suo modello è tornato attuale. Nel corso dell’incontro sarà proiettato il documentario Città dell’uomo di Andrea De Sica (sezione approfonditaMente).
Quali sono i nuovi miti di oggi? E come rinnovare una fenomenologia della speranza, oltre il rancore e la nostalgia? A dare una risposta è chiamato Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis e curatore dell’annuale Rapporto sulla situazione sociale del Paese, il quale, numeri alla mano, mostra le differenze tra la realtà contemporanea e l’Italia del dopoguerra.
LA COMUNITÀ DELLE ARTI
L’architetto Mario Cucinella, curatore del Padiglione Italiano per la Biennale di Venezia 2018, parla di architettura come azione politica e strumento di rilancio dei territori: una buona architettura risponde alle esigenze del territorio e della sua memoria, quindi bisogna indagare, conoscere e dialogare con chi abita e ricorda.
La bottega rinascimentale rappresentava, nell’Italia centrale del XV secolo, un luogo di produzione del sapere scientifico e di formazione del gusto artistico, dove confluivano conoscenze già acquisite e nuove teorie ottiche e matematiche, come racconta l’architetto e restauratore Antonio Forcellino. La condivisione dei saperi ha prodotto miracoli, come nel caso dell’impresa collettiva della decorazione della Cappella Sistina.
Giulia Alonzo, Marco Belpoliti, Adriana Polveroni e Oliviero Ponte di Pino si confrontano sul tema “Critica 2.0. Comunicare cultura ai tempi del web”. Da esperienze in campi diversi, una riflessione sul ruolo dell’informazione nel campo della cultura e delle arti, a partire dalla necessità intellettuale e politica di stimolare il pensiero critico (sezione approfonditaMente).
Uno dei più straordinari luoghi comunitari di cui il nostro mondo occidentale abbia mai fatto esperienza è il teatro greco. Il festival propone un incontro-spettacolo per ricreare quell’esperienza estetica di discussione, confronto e critica, fondamenta di qualsiasi comunità. Accompagna le parole dello studioso del pensiero antico Matteo Nucci la musica dionisiaca delle tradizioni greche suonata con strumenti antichissimi da un gruppo di musicisti greci guidati da Davide Livornese.
… E ALTRE COMUNITÀ
Un insolito progetto di ricerca è quello condotto dal filosofo Roberto Casati, a capo dell’Institut Jean Nicod dell’Ecole Normale Superieure e dell’Ecole des hautes Etudes en Sciences Sociales di
Parigi. Da studioso dei processi cognitivi ha indagato, durante una settimana di navigazione su un cutter in condizioni meteo diverse e con persone diverse (tra cui una scrittrice di haiku, un videomaker, una disegnatrice) l’organizzazione di una comunità che si ritrova a condividere gli spazi angusti di un’imbarcazione. Una barca è infatti un microcosmo esigente: ogni azione ha un significato, ogni progetto è sempre il progetto di una comunità (sezione approfonditaMente).
Dal mare alla montagna. Due luoghi differenti accomunati dall’avventura, dal rischio, dalla fatica, dalla passione. L’alpinismo, come il navigare, rappresenta la forza dell’uomo che supera se stesso confrontandosi con i propri limiti, fisici e mentali. Dare il meglio di sé è d’obbligo, perché si mette in gioco la propria vita. È quanto insegna l’alpinista Hervé Barmasse, che ha scalato in sole 13 ore in stile alpino la parete sud dello Shisha Pangma, sull’Himalaya. A Sarzana ci racconta un alpinismo dove la natura, se ascoltata e rispettata, diventa accessibile a tutti e amica dell’uomo.
“La cucina è convivialità” è l’intervento a due voci dello chef stellato Philippe Léveillé e del giornalista enogastronomico Marco Bolasco: in cucina si mescolano sapori, ingredienti, storie, identità e origini, ma anche squadre di lavoro sempre più internazionali e multietniche. Inoltre, per definizione, la cucina produce un altro luogo di incontro, quello fra piatto e tavola: qui la comunità prende forma dalla convivialità e permette scambi e condivisioni altrove impossibili.
Non solo la comunità umana è oggetto di indagine al festival: lo scrittore Giuseppe Festa, esperto di educazione ambientale, propone un viaggio alla scoperta della complessa società dei lupi, attraverso aneddoti, video inediti, brevi letture e brani musicali, per conoscere meglio questi affascinanti animali e scoprire se davvero, guardando negli occhi un lupo, guardiamo noi stessi.
Daniele Zovi, scrittore con un’esperienza di quarant’anni nel Corpo Forestale, racconta il bosco come comunità: è infatti il risultato di azioni e reazioni, alleanze e competizioni tra le diverse piante. Queste ultime ci somigliano più di quanto non crediamo, ma abbiamo ancora molto da imparare per rispettarle davvero.
LA TRILOGIA
Tornano le seguitissime lezioni di storia di Alessandro Barbero, che quest’anno propone una trilogia sul tema della Prima guerra mondiale. Si parte con un’analisi delle motivazioni che hanno portato l’Italia a schierarsi nel conflitto, con la dichiarazione di guerra all’Austria il 24 maggio 1915; quindi si ripercorre la sconfitta più bruciante, quella di Caporetto, che evoca ancora oggi ricordi umilianti; si termina con le battaglie di Vittorio Veneto e del Piave, di cui ricorre il centenario. Diceva Prezzolini che «Caporetto è stata una vittoria, e Vittorio Veneto una sconfitta per l’Italia, perché ci si fa grandi resistendo a una sventura ed espiando le proprie colpe, e si diventa invece piccoli gonfiandosi con le menzogne e facendo risorgere i cattivi istinti per il fatto di vincere».
GLI SPETTACOLI
Due grandi musicisti, un autorevole storico dell’arte e tre opere pittoriche. Questi gli ingredienti di un progetto originale, ideato appositamente per il Festival della Mente, con il violoncellista Mario Brunello, il clarinettista Gabriele Mirabassi e Guido Beltramini, esperto di architettura rinascimentale italiana, per raccontare con parole e note musicali tre quadri: L’Assunzione della Vergine di Botticini, La resurrezione della carne di Signorelli e un quadro fantasioso della collezione dell’Atelier dell’Errore, laboratorio di arti visive rivolto ai bambini della Neuropsichiatria infantile dell’Asl di Reggio Emilia.
Altro esempio di generi che si fondono tra loro è quello offerto dallo scrittore napoletano Diego de Silva, che ha creato, con il sassofonista Stefano Giuliano e il contrabbassista Aldo Vigorito, il “Trio Malinconico”, per unire musica e letteratura in una forma di spettacolo che permetta a entrambe le forme espressive di parlare una lingua comune.
La cantautrice palermitana Olivia Sellerio raccoglie in concerto per il pubblico del festival le canzoni da lei scritte e interpretate per la serie televisiva del Commissario Montalbano, evocando con la sua straordinaria voce atmosfere mediterranee, sonorità dell’Atlantico, polvere d’Africa e folk americano.
Torna al festival il Teatro della Cooperativa, con la produzione “Nome di battaglia Lia”: un racconto degli eroismi anonimi delle donne del quartiere milanese di Niguarda attraverso le parole della partigiana Lia e delle sue compagne di lotta. Una storia di libertà che parla della forza della vita, portata in scena dagli attori Renato Sarti, Marta Marangoni e Rossana Mola.
Nella doppia veste di narratrice e cantante, l’attrice Maddalena Crippa, accompagnata da un quartetto strumentale, racconta la storia di amori e corteggiamenti e interpreta le canzoni della Vedova allegra, evocando con leggerezza e divertimento le atmosfere dei cabaret berlinesi e dei cafè chantant parigini.