Non solo aspetti religiosi e culturali, ma anche produttivi e residenziali, per approfondire la ricerca sulla civilta’ e sui siti rupestri dell’area mediterranea con un lavoro interdisciplinare di esperti. E’ una delle indicazioni e dei progetti emersi nel corso dell’ottavo congresso nazionale di Archeologia medievale, conclusosi oggi a Matera (Capitale europea della Cultura per il 2019).
Il congresso e’ stato organizzato dalla Societa’ degli archeologi medievalisti italiani (Sami) che ha eletto alla presidenza Paul Arthur, direttore della scuola di specializzazione in archeologia dell’Universita’ di Lecce.
“L’esigenza di saperne di piu’ sul rupestre – ha detto Francesca Sogliani, direttrice della scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Universita’ di Basilicata – stimola la costituzione di una rete di ricercatori sui siti rupestri del Mediterraneo, e Matera e’ tra questi, per avere una chiave di lettura completa che tenga conto dell’economia, degli scambi oltre che degli aspetti religiosi degli insediamenti. L’apporto di nuovi strumenti di indagine, per esempio, puo’ fornire ulteriori informazioni sugli affreschi e sugli autori come sta dimostrando la proficua collaborazione che abbiamo avviato con l’universita’ di Salonicco”.
Gli studiosi, che si sono dati appuntamento per il prossimo congresso a Sassari, hanno approvato due mozioni: la prima affinche’ il Parlamento italiano “ratifichi finalmente la Convenzione del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la societa’ siglata a Faro nel 2005 e sottoscritta dall’Italia nel 2013”. Con l’altra mozione si esprime “sostegno e solidarieta’ agli archeologici medievisti”, in particolare alla direttrice del Museo archeologico di Taranto, Mar. Ta, Eva Degl’Innocenti, “raggiunti da ingiustificabili e inqualificabili attacchi da vari ambienti”. Nella mozione, tuttavia, non c’e’ un riferimento diretto alla recente polemica con il vicepremier Luigi Di Maio.