Pensando alle misure per limitare l’arrivo del batterio della Xylella – ormai purtroppo giunto – e di altri patogeni, va tenuto presente che ci sono “42 punti di ingresso in Europa” e per fare un confronto “tutto il Cile ne ha solo due”. Certo, vengono svolti “controlli sul legname e altro, ma l’efficacia dei controlli lascia a desiderare, è impossibile controllare tante merci in tanti punti di ingresso”. Lo dice Pierfederico La Notte, ricercatore dell’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante (Ipsp) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Bari, in audizione alla commissione Agricoltura della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’emergenza legata alla diffusione della Xylella fastidiosa nella regione Puglia.
Il problema infatti non è certo solo italiano, “non è solo pugliese e nemmeno solo italiano”, ma è “un problema, a tutti gli effetti, europeo“, spiega La Notte. “Vi sono due epidemie in Corsica e Costa Azzurra– segnala- una intercettazione, ma eradicata, in un vivaio in Germania, nelle isole Baleari in Spagna, poi nella zona di Alicante e un’altra in Andalusia, anche questa in serra”.
Quello che si può fare è porre “limitazioni ai vivai”, realizzare “un monitoraggio capillare“, provvedere alla “eliminazione delle fonti di inoculo nelle zone cosiddette di contenimento e tampone” e tenere sotto controllo il vettore, elenca il ricercatore, questa “forse la misura più efficace” ma sono “comunque misure da applicare tutte, in contemporanea”.
Il Cnr sta inoltre effettuando una serie di ricerche scientifiche per contribuire al contenimento l’epidemia della Xylella che sta flagellando gli ulivi pugliesi. Una linea in particolare, molto interessante, si avvale di “matematici che con modelli previsionali seguono l’epidemia per migliorare tecniche di contenimento e sorvegliare aree non ancora infette”.
Tuttavia, ha sostenuto lo studioso, nonostante si stiano studiando misure per contenere il batterio occorre “trovare un’agricoltura di convivenza con la xylella come accade in California che nonostante sia il primo produttore al mondo di mandorle, il patogeno non è stato eradicato”. E tra la varie misure di contenimento indicate da La Notte “una delle più importanti è la lavorazione meccanica del terreno a marzo e in aprile in quanto (è dimostrato) che un intervento meccanico poer eliminare l’erba che cresce sotto le piante, consente di ridurre molto le popolazioni del vettore”.
Ma una linea di ricerca su cui il Cnr ripone “molte speranze è quella delle resistenze genetiche” perché ci sono evidenze empiriche di filari verdi accanto a filari distrutti. In particolare due varietà hanno buon grado di resistenza alla xylella anche se infette e sono il Leccino e la cultivar FS 17 Favolosa che hanno un germoplasma resistente.
Tanto che queste scoperte hanno determinato un cambiamento nelle misure da adottare, in certi casi non così drastiche, ed hanno fatto si che cadesse il divieto di piantare olivi nelle zone infette. I ricercatori ce la stanno mettendo tutta per trovare soluzioni a questa piaga che ha colpito anche gli ulivi monumentali del Salento.
Si studiano anche l’uso di messaggi vibrazionali visto che tali insetti per l’attività riproduttiva non dialogano attraverso gli odori ma con i suoni. Altri studi riguardano la capacità di dispersione del batterio: i vettori si muovono da 50 a 120 metri dalla pianta quindi nell’area cosiddetta cuscinetto, e addirittura l’uso di piante “trappola o esca”. In tutti i casi si tratta di una lotta contro il tempo che è “tiranno e minaccia in Italia un settore economico di grande rilevanza olivistico e florovivaistico” ha rimarcato La Notte che a nome del Cnr ha riferito di “un’attività senza sosta che sta avendo risultati concreti”.