Ebrei in fuga. Scienziati in fuga. Esseri umani in fuga. Dalla Germania nazista chiunque poteva fuggiva via. Le persecuzioni dovute alle leggi razziali erano insostenibile e scappare via, lasciare la propria casa, la propria vita, la propria patria, sembrava l’unica soluzione plausibile. Era il 17 ottobre 1933 quando uno scienziato tedesco di religione ebraica mise piede su suolo statunitense: era Albert Einstein. In Germania la “Legge della Restaurazione del servizio civile“, una legge antisemita voluto da Adolf Hitler, ha portato al licenziamento di tutti i docenti universitari ebrei.
Al momento del suo arrivo negli USA Einstein era già noto nel mondo scientifico: aveva vinto il Premio Nobel per la Fisica, dopo una sua pubblicazione del 1905 di una memoria in cui esponeva i princìpi della teoria della relatività. Un testo destinato a modificare la concezioni della fisica classica e a gettare le basi per una nuovo modo di affrontare la ricerca scientifica. In America i suoi studi e la sua notorietà aumentato. Morirà poi a Princeton, nel 1955. Con la scoperta delle onde gravitazionali avvenuta nel 2017 la sua fama di genio assoluto e di precursore dei tempi verrà definitivamente sigillata e consegnata alla storia.