Le linee guida nutrizionali internazionali solitamente raccomandano il consumo regolare di prodotti lattiero-caseari come fonte importante di nutrienti chiave e, nei Paesi ad alto reddito, è incoraggiato il consumo di questi prodotti ma a basso contenuto di grassi come parte delle raccomandazioni generali per limitare il consumo di grassi saturi. In alcuni studi, il consumo di latticini, in particolare yogurt e formaggio, è stato associato ad una minore incidenza di diabete di tipo 2. Ma si tratta di risultati contraddittori che lasciano aperto il dibattito.
Il Force Consortium è stato istituito dai ricercatori di Europa, Nord America, Australia ed Asia per esaminare le relazioni tra i biomarcatori degli acidi grassi e le malattie. I biomarcatori sono molecole del corpo che possono essere misurate in maniera accurata e costante e che agiscono come indicatori del consumo alimentare. I biomarcatori dei grassi dei prodotti lattiero-caseari offrono la possibilità di analizzare le associazioni tra consumo di latticini e diabete di tipo 2 in ampie popolazioni.
I ricercatori della Medical Research Council Epidemiology Unit (Università di Cambridge) e della Friedman School of Nutrition Science and Policy (Tufts University) hanno condotto lo studio, pubblicato su PLOS Medicine, su 63.682 adulti di 16 studi multinazionali. Nessuno dei partecipanti soffriva di diabete di tipo 2 quando sono stati estratti i primi campioni e 15.158 di loro hanno sviluppato la patologia nel periodo di controllo di 20 anni. In ognuno degli studi, i ricercatori hanno analizzato le relazioni tra biomarcatori e rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
Combinando i risultati di tutti e 16 gli studi, è emerso che le concentrazioni più alte dei biomarcatori dei prodotti lattiero-caseari erano associate al minor rischio di sviluppare la malattia. Il rischio inferiore era indipendente da altri importanti fattori di rischio per il diabete di tipo 2, come età, sesso, etnia, stato socioeconomico, attività fisica e obesità. Per esempio, il quinto dei partecipanti con le concentrazioni maggiori aveva una riduzione del rischio di diabete di circa il 30% rispetto al quinto dei partecipanti con le concentrazioni più basse.
Questo studio invita, dunque, a riesaminare i potenziali effetti metabolici dei grassi dei prodotti lattiero-caseari o dei cibi ricchi di questi grassi, come il formaggio. I ricercatori, tuttavia, avvisano che i risultati di questo studio non distinguono i diversi tipi di prodotti (latte, formaggio, yogurt e altri), che potrebbero avere effetti diversi e che i biomarcatori possono essere influenzati anche da altri fattori conosciuti o meno. Il fatto poi che i dati sulle popolazioni non bianche fossero limitati spinge gli autori a raccomandare ulteriori ricerche da condurre in diverse popolazioni dove tipi differenti di prodotti lattiero-caseari possono essere consumati con metodi di preparazione diversi.