Il maltempo devasta parchi e ricchezze naturali: “Un disastro umano, naturale e paesaggistico”

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“Ho attraversato dai Nebrodi fino alla Valle del Simeto e c’è fango, le strade piene di detriti. I terreni non riescono ad assorbire acqua anche perché in questa zona hanno una percentuale argillosa ma la quantità di acqua è stata tanta. Al ponte dopo  la confluenza dei tre affluenti del Simeto che sono il Cutò, Martello e Saraceno, si vedeva un’enormità di acqua ricca di detriti e di fango. Nel territorio etneo ancora sta piovendo ed i muri a secco, in pietra lavica cedono, crollano. Sono muri che si trovano in pietra lavica lungo la strada.  Inoltre nei  giorni scorsi abbiamo comunicato alle nostre guide di valutare con attenzione il territorio e di evitare luoghi come le Gole dell’Alcantara”.  Lo ha affermato Violetta Francese, Coordinatrice delle Guide Ambientali Escursionistiche AIGAE della Sicilia, intervenendo su quanto sta accadendo in Sicilia.  

Collaborazione con la Protezione Civile.

“AIGAE ha ritenuto per i 350 soci del coordinamento regionale delle guide ambientali escursionistiche della Sicilia – ha proseguito Francese –  di avviare corsi di formazione con la Protezione Civile regionale sui rischi idrogeologici legati al territorio.  I nostri associati potranno così valutare meglio le condizioni e i rischi idrogeologici legati ad alcuni territori”.

In Veneto

“In Veneto ci sono ben due luoghi naturalistici di alto valore, quali la Gola dei Serrai di Sottoguda e la Valle di San Lucano che sono stati praticamente cancellati. La Valle di San Lucano ha un valore geologico importante ed ora tutte le sue caratteristiche ambientali sono state completamente cancellate. Rocca Pietore, uno dei borghi più belli d’Italia è stato durissimamente colpito. 

Ben 3 milioni di piante abbattute, 100.000 gli ettari segnati per almeno un SECOLO – ha affermato Andrea Gelmetti, Coordinatore delle Guide Ambientali Escursionistiche AIGAE del Veneto che sta seguendo costantemente l’evolversi della situazione –  migliaia di metri cubi di acqua e detriti nel Garda dall’Adige con non pochi problemi per le specie ittiche e per il delicato ecosistema del Lago di Garda. Un patrimonio umano e culturale chiamato a reagire. Parliamo di circa 10.000 famiglie isolate   soprattutto nelle zone del Feltrino e dell’Agordino, ma anche il Comelico e l’Ampezzano, Alpago, l’altipiano di Asiago ed il Cansiglio. Sono tutti luoghi che rappresentano alcune tra le principali peculiarità naturalistiche e tradizionali del Veneto. Inoltre il rischio è che alcune frane possano riattivarsi”.

Preoccupazione per il Garda.

“Preoccupazione anche per le specie ittiche e per il delicato ecosistema del Lago di Garda. In un certo senso non possiamo non sentirci coinvolti in questa situazione; fare la guida ambientale escursionistica non vuol dire solo accompagnare ma molto di più: significa partecipare – ha continuato Gelmetti –  essere complici del territorio, raccogliere la memoria, trasferirla e tramandarla, alimentare e sostenere le piccole economie rurali. Il nostro impegno adesso é quello di proseguire con professionalità e responsabilità su questa strada, perché le persone i territori colpiti da queste avversità sono la nostra casa”. 

In Trentino

“Un disastro umano, naturale e paesaggistico. Alcune guide Aigae ci raccontano di come abbiano visto volare i tetti delle case, in Valsugana o val di Pejo, tante strade inagibili per frane ed alberi tranciati dal vento, dal Passo del Tonale alle Dolomiti di Fassa e al Lagorai. Carrarecce forestali e sentieri di alcune zone sono completamente scomparsi: abeti rossi spezzati come fiammiferi e valli rase al suolo, ad esempio la Val Calamento – ha affermato Linda Tambosi, Coordinatrice Guide Ambientali Escursionistiche AIGAE del Trentino – e tutte le implicazioni che questo comporta. Si calcola che in un giorno siano caduti tanti alberi quanti ne vengono tagliati in Italia in un anno.

Ci vorranno anni per ripristinare e pulire i sentieri e strade forestali, ci sono ancora zone isolate e senza luce, è stato come tornare al medioevo di colpo ed è stata una buona occasione per riflettere su quanto siamo dipendenti dall’elettricità.

In Val di Sole, particolarmente colpiti a Dimaro con la colata di fango che ha invaso il paese, la guida Agostino Graifenberg ha aiutato a pulire le strade dagli alberi caduti.

La nostra socia Michela Luise ci racconta che si sente disorientata da questo paesaggio mutato: i boschi e le zone che conosce fin da bambina, punti di riferimento da sempre, semplicemente non esistono più. Un tale cambiamento paesaggistico ci ricorda la situazione di 100 anni fa, durante la Grande Guerra. Disastri in zone famose come Artesella, che hanno dichiarato che riapriranno in data da destinarsi, o al Parco Asburgico di Levico dove sono cadute 150 piante secolari. Non c’è bisogno di parlare solo del bosco dei violini, basta un sguardo a Montagne poco conosciute a livello turistico, come il Doss del Miola a Pinè non esiste più come si conosceva fino 10 giorni fa.

E non solo, anche la fauna è stata danneggiata. Preoccupa sicuramente l’avifauna che si ritrova senza siti di nidificazione, i tetraonidi e tutte altre specie boschive che dipendono da questi tipi di bosco.

Doveroso dire grazie al grande lavoro della Protezione Civile e ai Vigili del Fuoco che hanno protetto la popolazione e evitato danni maggiori. In questo momento, davanti ai fatti, si sconsiglia di frequentare sentieri se non di sicura percorribilità, dopo le frane e smottamenti i terreni sono instabili e quindi di non rischiare inutilmente”.

In Friuli – Venezia Giulia

“Abbiamo temuto il peggio per la Foresta della Val Saisera  con prime notizie preoccupanti. Nel tardo pomeriggio di ieri le nostre Guide Aigae si sono recate sui posti ed hanno potuto verificare che per fortuna i danni si sono avuti nella Bassa Saisera – ha dichiarato Franco Polo, Coordinatore delle Guide Aigae del Friuli Venezia Giulia –  e dunque il Patrimonio Ambientale della Foresta dei Violini è invece salvo. Si tratta di un sito estremamente importante per il suo valore naturalistico con abeti rossi, l’ultimo baluardo dell’Impero Asburgico”.  

 “Solo pochi danni. E’ danneggiato il cimitero austriaco a Valbruna. Avevamo temuto il peggio, vedendo i danni all’ingresso del bosco che si immette alla valle degli abeti da risonanza, avevamo temuto che come a Paneveggio se ne fosse andata una gran parte della foresta. Invece dopo aver fatto un doveroso sopralluogo all’interno della foresta – ha concluso Polo –  abbiamo appurato con sollievo che i danni erano solo all’inizio del bosco lungo il fondovalle per 3 km , dove il cimitero austriaco della Prima Guerra Mondiale invece è stato seriamente danneggiato dalla caduta di alberi.

Anche la strada che porta in Saisera da Valbruna all’inizio della foresta degli abeti di risonanza presenta diversi schianti, ma più ci si addentra nella foresta più i danni diminuiscono.

Pertanto il danno non è cosi serio e la foresta dei violini in sostanza è salva e continua a vivere.

Danni al patrimonio boschivo ci sono nel resto del Friuli e riguardano le valli della Carnia , delle Dolomiti Friulane e la foresta del Cansiglio ove interi settori di foresta sono stati abbattuti dal vento e dove permane il pericolo idrogeologico con rischio di erosione e frane in tutte le zone dove il manto boschivo si è ridotto notevolmente e le strade forestali in queste zone sono non percorribili ed alcuni rifugi sono stati seriamente danneggiati. In tutta la zona montana si sconsigliano le escursioni in quanto i sentieri montani presentano dei pericoli da accertare. Rimane alta l’allerta anche per la circolazione stradale di fondovalle e per la stessa popolazione in caso di nuove precipitazioni previste nei prossimi giorni e anche per quelle che ci aspettano nella prossima stagione invernale” .

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