Il test del capello, quello dell’iride, o il Vega test: sono alcuni dei 13 test per diagnosticare le Allergie alimentari che sono in commercio anche se inutili. In genere tutti i test che non hanno un’applicazione nel Sistema Sanitario Nazionale non sono affidabili. Lo spiega il documento ‘Allergie alimentari e sicurezza del consumatore’ pubblicato dal ministero della Salute sul suo sito.
Questi esami, tuttavia, trovano largo impiego e costringono le famiglie a diagnosi errate ed esami costosi, anche se non hanno un’efficacia dimostrata o ne e’ stata dimostrata l’inefficacia. I 13 test nel documento sono il test citotossico di Bryant, il test di provocazione e neutralizzazione sublinguale e intradermico, la kinesiologia applicata, il test del riflesso cardio-auricolare, il Pulse test, il test elettrotermico o elettroagopuntura secondo Voll, il Vega test, il Sarmtest, il Biostrenght test e varianti, la biorisonanza, l’analisi del capello, il Natrix o Fit 184 Test, e il test per la misurazione del Baff (Fattore attivante i linfociti B) e del Paf (Fattore attivante le piastrine).
Tuttavia, rileva il documento, in Italia l’offerta di diagnostica allergologica sul territorio e’ piuttosto disomogenea e non in grado di fronteggiare una domanda di valutazione cosi’ imponente. Il test da carico con alimento, unico vero presidio per la diagnosi definitiva delle Allergie alimentari, e’ condotto solo in poche strutture pediatriche per carenza di personale, mancanza di esperienza, costi e tempo. Le diagnosi erronee portano a sovrastimare le Allergie alimentari il che puo’ portare a diete di eliminazione in bambini che non sono allergici, diete inadeguate dal punto di vista nutrizionale e costose, ansia e iperprotezione della famiglia, ritardata guarigione.