La moda ha deciso di intervenire in ambito climatico: l’annuncio è stato dato alla Cop24, la conferenza dell’Onu sul clima in corso a Katowice, in Polonia. Anche l’industria mondiale della moda scende così in campo contro i cambiamenti climatici e lo fa attraverso la “Carta per la sostenibilità della moda”. Sotto l’egida delle Nazioni Unite, marchi leader da Adidas a Burberry, Esprit, Guess, Gap, Hugo Boss, H&M, Inditex, Kering Group, Levi’S, Puma insieme con associazioni tessili di grosso calibro (Business for Social Responsibility, Sustainable Apparel Coalition, China National Textile and Apparel Council, Outdoor Industry Association and Textile Exchange), il colosso dei trasporti Maersk e il Wwf hanno deciso di unire le forze per ridurre l’impatto esercitato dall’intera filiera della moda sull’ambiente.
Tra gli obiettivi indicati dalla Carta spiccano la decarbonizzazione nelle fasi di produzione, la scelta di materiali sostenibili, modalità di trasporto a basse emissioni di carbonio, l’importanza di stabilire un dialogo con i clienti e di sensibilizzare i consumatori, la collaborazione con le comunità finanziarie e i responsabili politici con l’obiettivo di individuare soluzioni scalabili e promuovere l’economia circolare.
Nell’attesa che queste questioni vengano definite nel dettaglio, i firmatari hanno fissato un obiettivo iniziale di riduzione delle emissioni aggregate di gas serra del 30% entro il 2030, oltre a stilare misure concrete, come l’eliminazione graduale delle caldaie a carbone o di altre fonti di riscaldamento e produzione di energia a base di carbone presso i propri stabilimenti e quelli dei fornitori diretti a partire dal 2025.