Notizie incoraggianti nella lotta ai tumori arrivano dalla ricerca. Tra 30 anni tutte le forme di tumore potranno essere sconfitte con l’immunoterapia, ossia utilizzando le difese del sistema immunitario come armi contro le cellule malate: lo ha detto oggi a Stoccolma il Nobel per la Medicina 2018 Tasuku Honjo, dell’Universita’ di Tokyo, che divide il premio con l’americano James P. Allison, dell’Anderson Cancer Center.
“Sono quasi sicuro che entro il 2050 tutte le forme di tumore potranno essere sconfitte con l’immunoterapia”, ha detto Honjo incontrando la stampa insieme ad Allison nell’Istituto Karoliska.
“Se non riusciremo a eliminare tutti i tumori, potremo comunque riuscire a bloccarli, impedendo loro di continuare a crescere”, ha detto ancora Honjo. Quello di oggi è il secondo incontro tra i due pionieri dell’immunoterapia. Il primo è avvento nel 1982 in Texas, quando Honjo propose al collega di collaborare.
“Da allora non ci siamo più visti, ma nonostante questo fra noi non c’e’ mai stata competizione: le nostre ricerche sono andate avanti in modo complementare”. Ognuno per conto suo e seguendo vie diverse, i due ricercatori hanno gettato le basi per aggredire i tumori con una nuovo arma, la quarta oggi disponibile dopo la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia.
Entrambi hanno tenuto d’occhio le cellule immunitarie in cerca delle proteine utilizzate dai tumori per ingannarle e continuare a crescere indisturbati: all’inizio degli anni ’90 Allison ha scoperto la prima, chiamata CTLA-4, sulla superficie dei linfociti T; nello stesso periodo e sulle stesse cellule Honjo ha scoperto la proteina PD1. Sono diventate queste, adesso, le nuove armi più promettenti contro il cancro.
“E’ una strada che abbiamo aperto 20 anni fa e adesso un grande numero di persone in tutto il mondo lavora nel campo dell’immunoterapia“, hanno detto. “E’ un campo molto promettente, ma ancora per un po’ l’immunoterapia dovrà essere combinata con radioterapia e chemioterapia”, hanno aggiunto, convinti però che “il sistema immunitario è la chiave della battaglia contro il cancro“.
“Se non riusciremo a eliminare tutti i tumori, potremo comunque riuscire a bloccarli, impedendo loro di continuare a crescere”, ha detto ancora Honjo. Quello di oggi è il secondo incontro tra i due pionieri dell’immunoterapia. Il primo è avvento nel 1982 in Texas, quando Honjo propose al collega di collaborare.
“Da allora non ci siamo più visti, ma nonostante questo fra noi non c’è mai stata competizione: le nostre ricerche sono andate avanti in modo complementare”. Ognuno per conto suo e seguendo vie diverse, i due ricercatori hanno gettato le basi per aggredire i tumori con una nuovo arma, la quarta oggi disponibile dopo la chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia.
Entrambi hanno tenuto d’occhio le cellule immunitarie in cerca delle proteine utilizzate dai tumori per ingannarle e continuare a crescere indisturbati: all’inizio degli anni ’90 Allison ha scoperto la prima, chiamata CTLA-4, sulla superficie dei linfociti T; nello stesso periodo e sulle stesse cellule Honjo ha scoperto la proteina PD1. Sono diventate queste, adesso, le nuove armi più promettenti contro il cancro.
“E’ una strada che abbiamo aperto 20 anni fa e adesso un grande numero di persone in tutto il mondo lavora nel campo dell’immunoterapia”, hanno detto. “E’ un campo molto promettente, ma ancora per un po’ l’immunoterapia dovrà essere combinata con radioterapia e chemioterapia“, hanno aggiunto, convinti pero’ che “il sistema immunitario è la chiave della battaglia contro il cancro”.