E’ previsto a febbraio l’inizio dei lavori per la progettazione dei nuovi ‘occhiali’ che entro il 2025 verranno installati sul telescopio Vlt (Very Large Telescope) dell’Osservatorio europeo australe (Eso) in Cile, per scrutare l’Universo con una nitidezza pari a quella dei telescopi spaziali.
A dare la ‘super vista’ sara’ lo strumento Mavis (MCAO-Assisted Visible Imager & Spectrograph), un progetto nato tra Europa e Australia che vede l’Italia in prima fila con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), responsabile del modulo di ottica adattiva, del software di controllo dello strumento e con un rilevante ruolo nel gruppo scientifico.
“La turbolenza atmosferica limita cio’ che possiamo vedere attraverso un telescopio da terra, con un effetto simile a quello che in una giornata calda ci fa vedere gli oggetti all’orizzonte sfuocati”, spiega Francois Rigaut, responsabile dello strumento presso l’Australian National University e leader del consorzio internazionale.
Questo problema sara’ superato grazie a Mavis, che permettera’ di ottenere immagini nitide su un campo di vista circa 20 volte piu’ grande dei normali sistemi di ottica adattiva. “Lo strumento fornira’ immagini a grande campo ad alta definizione, come se il telescopio fosse nello spazio”, aggiunge Giovanni Cresci, dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri dell’Inaf.
“Questo era fino ad oggi possibile solo nell’infrarosso, mentre Mavis estendera’ questa capacita’ alle bande visibili”. Quando e’ stato chiesto di proporre idee per le ricerche che Mavis potrebbe affrontare, la comunita’ scientifica ha risposto in forze. Sono state raccolte circa 60 proposte individuali, di cui ben 30 a firma italiana, che coinvolgono 150 scienziati provenienti da 47 istituti di 16 Paesi, con argomenti che vanno dal monitoraggio di lune e pianeti nel nostro Sistema solare, allo studio delle stelle attualmente nascenti nel nostro vicinato galattico, al rilevamento della luce dai primi ammassi stellari che si sono formati 13 miliardi di anni fa.