Tumori: immunoterapia del futuro tra big data e microbiota

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Scoperta da Premio Nobel, l’immunoterapia anti-cancro si trova a fare i conti con due elementi relativamente nuovi: i big data e il microbiota. “Se l’immunoterapia non colpisce il singolo tumore, ma il sistema immunitario, dobbiamo riuscire a capire le strategie migliori, o le combinazioni, più adatte alle caratteristiche del paziente“, spiega Michele Maio, direttore del Centro di immunologia del Policlinico di Siena in un incontro promosso da Fondazione Roche a Stoccolma.

Per questo i big data sono cruciali: consentono di analizzare una gran mole di dati, frutto di trial in corso in tutto il mondo. La stessa Roche scommette sui big data. “Con l’acquisizione di Flatiron – spiega Anna Maria Porrini, direttore medico Roche Italia – abbiamo avuto accesso a una piattaforma che convoglia dati da centri clinici e grandi ospedali sul territorio. Perché per capire se una strategia funziona servono biomarcatori, ma anche dati su vasta scala”.

Quanto al microbiota, “ormai sappiamo che la composizione della flora intestinale è in grado di regolare fisiologicamente il nostro sistema immunitario. E che un determinato tipo di microbiota favorisce l’efficacia dell’immunoterapia“, spiega Maio.

L’idea, dunque, “è quella di modificare la flora intestinale per rendere più efficace l’immunoterapia. Sono stati presentati di recente dati in Usa su 3-4 pazienti sottoposti a trapianto fecale, molto interessanti”, conclude l’esperto.

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