Arrivano nuove foto di Ultima Thule che rivelano come è nato

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Nuove foto di Ultima Thule, il corpo celeste primitivo raggiunto il primo gennaio dalla sonda New Horizons della Nasa. Le immagini evidenziano fratture e una grande depressione simile a un cratere che potrebbe fornire indizi sulla formazione del corpo celeste e sulla nascita dei pianeti del Sistema Solare.

Le prime analisi indicano che Ultima Thule sia nata dalla fusione di due corpi celesti, che si sono formati indipendentemente e che si sono appiccicati dopo una collisione a bassa velocità. Catturate da una distanza di circa 6.700 chilometri, pochi minuti prima che la sonda si avvicinasse al piccolo mondo che si trova ai confini del Sistema Solare, le immagini sono arrivate solo di recente perché i contatti con la sonda, per scaricare i dati raccolti, non sono costanti.

Rispetto alle prime immagini, le ultime foto rivelano molti più dettagli della superficie del piccolo corpo celeste largo 34 chilometri e che ha due lombi, come la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, che era stata visitata dalla missione Rosetta dell’Agenzia spaziale europea.

Queste nuove immagini stanno iniziando a rivelare differenze fra i due lobi di Ultima Thule e si stanno presentando anche nuovi misteri” ha rilevato Alan Stern, responsabile scientifico della missione New Horizons, del Southwest Research Institute. Gli studiosi hanno identificato numerose piccole depressioni, del diametro di 700 metri, sulla superficie del corpo roccioso e una più grande che misura circa 7 chilometri.

Non è chiaro se queste strutture siano crateri d’impatto o siano dovute ad altri processi. Sulla superficie del piccolo mondo, inoltre, sono state individuate fratture e una sorta di brillante ‘collare’ che separa i due lobi e che potrebbero rivelare indizi su come questo corpo roccioso si è formato circa 4,5 miliardi di anni fa. Lo studio di queste strutture potrebbe infatti aiutare a comprendere come il materiale roccioso si è assemblato per formare Ultima Thule e in generale come si siano fusi fra loro i mattoni che formano i pianeti rocciosi del Sistema Solare.

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