Per combattere il cambiamento climatico arriva in campo la scienza: esiste infatti un piano segreto a cui lavorano alcune delle menti più brillanti del mondo scientifico mondiale per decarbonizzare il pianeta e azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050. Nel progetto sono coinvolti ingegneri, architetti, tecnici, biochimici, periti e docenti universitari, che sono stati chiamati a raccolta a inizio aprile a Milano.
A organizzare l’incontro Jeffrey Sachs, l’economista e saggista americano che guida l’Earth Institute alla Columbia University, e la Fondazione Eni Enrico Mattei: 54 cervelli tutti insieme si sono ritrovati a porte chiuse, sessioni plenarie e diversi panel tematici – negli spazi messi a disposizione dal quartier generale della Fondazione Eni, a Milano – per scambiarsi idee, preoccupazioni ma soprattutto mettere nero su bianco gli strumenti tecnici necessari per fermare il surriscaldamento del pianeta. Una ‘due giorni’ senza sosta perché, come dice Greta Thunberg – la giovane attivista svedese che oggi ha incontrato un altro alfiere della battaglia a difesa del pianeta, Papa Francesco – bisogna fare presto. Perché “la casa brucia”.
Gli esperti sono arrivati apposta dai quattro angoli del pianeta: Singapore, Australia, California, Canada, ma anche Europa, Stati Uniti. Lavorano nei più avanzati centri di ricerca tecnologica mondiali, ognuno con campi di ricerca ben precisi: il Mit, Oxford, il Centro Studi e Ricerche Petrolifere della King Abdullah University saudita, la finlandese Lut, e poi ancora il Politecnico di Milano, la Federico II di Napoli, le università di Roma e Brescia. Oppure fanno ricerca in istituti privati, il World Green Building Council a Londra, l’Associazione degli ingegneri ambientalisti statunitense, la francese Systemiq (nata dopo gli accordi di Parigi per trovare strategie per metterli in pratica), o lavorano all’Enea, il CNR, l’Agenzia Internazionale per l’Energia e l’Eni, che e’ editore di questa testata oltre che finanziatore del think tank no profit Feem. Tutti avevano una sollecitazione molto precisa degli organizzatori: mettere sul tavolo soluzioni concrete che implichino solo le tecnologie oggi esistenti, non quelle che ancora non ci sono. Nessun sogno avveniristico, dunque; lavorare a partire da quello che c’è.
Il meeting è durato due giorni, rigorosamente a porte chiuse, niente foto, niente post sui social, niente stampa ad eccezione di Agi, che ha potuto assistere ai lavori in esclusiva. La maggior parte erano giovanissimi, under 40, affiancati da professionisti e docenti con molti anni di esperienza alle spalle. Un’unica assenza brillava: ai due giorni di dibattiti non era presente nessun politico. “Saranno gli ingegneri a salvare il mondo”, ha detto Sachs che da oltre vent’anni lavora, al fianco dei segretari generali delle Nazioni Unite, per aiutare le economie meno avanzate e trovare soluzioni contro l’inquinamento e i cambiamenti climatici.
“Il mondo lo salveranno gli ingegneri”, ha aggiunto sorridendo pur sapendo che le soluzioni pratiche per salvare l’ambiente verranno dai tecnici, ma alla fine saranno i politici a decidere se metterle in pratica e se finanziarle. E comunque ha assicurato all’Agi che “non ci sono ostacoli insuperabili sulla strada verso la decarbonizzazione per metà del secolo”. “Questo è il messaggio che deve arrivare ai politici: solleciteremo i capi di Stato, nel loro ruolo di leader di governo, affinché facciano quello che gli accordi sul cambiamento climatico prevedono, ovvero presentare una strategia al 2050, per mostrare come i loro Paesi possano raggiungere gli obiettivi che si sono dati a Parigi per fermare il riscaldamento globale”.