Il maltempo è manna sull’Italia a secco con circa 1/3 di acqua in meno dopo che il primo trimestre del 2019 ha fatto registrare un deficit pluviometrico nazionale pari a quasi il 30% ma la situazione peggiore è al Nord dove le precipitazioni sono praticamente dimezzate rispetto alla media storica del periodo. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr dalla quale si evidenzia che l’allerta gialla della protezione civile per la perturbazione è scattata proprio nelle regioni dove è piu’ pesante è stata la mancanza di precipitazioni ma anche piu’ elevate sono le criticità idrogeologiche.
L’allerta della Protezione civile colpisce infatti – sottolinea la Coldiretti – regioni con un territorio fragile in un Paese come l’Italia dove sono saliti a 7275 i comuni complessivamente a rischio frane e alluvioni, il 91,3% del totale ma la percentuale sale al 100% per Liguria e Toscana mentre e al 90% per il Piemonte, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. Le precipitazioni sono comunque importanti in questa fase – continua la Coldiretti – per ripristinare le scorte di neve e acqua sulle montagne, negli invasi, nei laghi, nei fiumi e nei terreni, per gli usi civici e per lo sviluppo primaverile delle coltivazioni.
L’acqua infatti – precisa la Coldiretti – aiuta le semine di granoturco, soia, girasole, barbabietole, riso o pomodoro. Per essere di sollievo la pioggia però – precisa la Coldiretti – deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni. In particolare molto pericolosa è l’allerta della protezione civile sull’arrivo della grandine, l’evento più temuti dagli agricoltori in questo momento perché i chicchi che si abbattono sulle verdure e sui frutteti – spiega la Coldiretti – spogliano le piante compromettendo i raccolti. A preoccupare – aggiunge la Coldiretti -è anche il vento forte che rischia di abbattere serre e danneggiare le piante da frutto. Le manifestazioni temporalesche.
Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.