Cima dell’Everest sovraffollata: 10 morti in una settimana

L'Everest, meta di tanti alpinisti, sta diventando pericoloso: si contano 10 morti nell'ultima settimana
MeteoWeb

L’Everest, meta di tanti alpinisti, sta diventando pericoloso: si contano 10 morti nell’ultima settimana. La foto della cima dell’Everest affollata da oltre 300 scalatori in fila uno dietro l’altro, postata tre giorni fa su Instagram da Nirmal Purja e diventata subito virale, aveva scatenato dure polemiche sul rischio che gli alpinisti corrono proprio a causa del ‘traffico’ ad alta quota.

Gli ultimi due a perdere la vita nel corso della conquista del tetto più alto del mondo sono stati un britannico e un irlandese. Il britannico “ha raggiunto la cima, ma è svenuto ed è morto 150 metri più giù“, ha spiegato Murari Sharma della Everest Parivar Expedition. L’irlandese è morto sul fianco tibetano della montagna. Il bilancio complessivo delle vittime dell’Everest è stato dunque, in questa settimana, di 10 morti.

Gli scalatori sono tutti morti proprio a causa di malori dovuti all’altitudine nel mese più popolare per affrontare il tetto del mondo ma che ha concesso poche giornate di bel tempo. Il capo dell’ufficio del turismo nepalese Danduraj Ghimire ha definito “senza senso” le voci secondo le quali tra le cause di morte degli scalatori potrebbe esserci il sovraffollamento della cima e i tempi lunghissimi, fino a due ore di coda, per raggiungere la vetta.

Tuttavia secondo gli esperti l’ipotesi non è del tutto infondata tanto più che il mal di montagna è già la prima causa di morte. Ad un’altezza di 8.848, infatti, ogni respiro contiene un terzo dell’ossigeno rispetto a quello che si trova al livello del mare. Il corpo umano, inoltre, si deteriora più rapidamente e può sopravvivere a quelle altitudini solo pochi minuti. Nella foto diventata ormai diventata famosa si vedono circa 320 persone presenti contemporaneamente in un punto noto, secondo l’autore dello scatto, come “la zona della morte”. L’ultima vittima, ieri, l’americano Donald Cash, 55 anni, che aveva lasciato il suo lavoro di manager per realizzare il sogno di scalare le sette cime, le montagne più alte in ciascun continente. Nell’ultimo messaggio mandato ad uno dei suoi quattro figli prima di sentirsi male aveva scritto: “Mi sento così fortunato ad essere sulla montagna che ho sognato per 40 anni”.

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