E’ allarme miele nel cuneese. A lanciarlo la Coldiretti che denuncia come freddo e maltempo stiano mettendo a dura prova la produzione di acacia in particolare, perché i suoi fiori sotto i 20 gradi non sono in grado di produrre nettare, ma anche di ciliegio e tarassaco. “L’inverno particolarmente mite ha favorito lo sviluppo degli alveari in tutta la Granda, che ad inizio primavera si presentavano in ottime condizioni.
Ma il clima freddo e perturbato delle ultime settimane ha danneggiato le fioriture e impedito alle api di uscire dagli alveari per raccogliere nettare, compromettendo le produzioni”, spiegano i tecnici di Coldiretti Cuneo. “La sofferenza delle api è uno degli effetti dei cambiamenti climatici in atto. A risentirne, in particolar modo, è la produzione di miele d’acacia, tra i più richiesti dal mercato, per cui auspichiamo al più presto in un cambio di rotta del meteo. Il rischio – fa notare Roberto Moncalvo, delegato confederale di Coldiretti Cuneo – è quello di incrementare l’arrivo di miele estero se la nostra produzione sarà scarsa”.
Nell’ultimo decennio il settore apistico cuneese ha conosciuto una forte crescita. Secondo i dati dell’ultimo censimento apicoltori, Cuneo è la seconda provincia piemontese per numero di aziende attive, 1.417 nel 2017, e la prima per numero di apiari, 5.091 nel 2017.
Tuttavia, “dopo un 2017 disastroso e un 2018 in lieve ripresa – osserva Tino Arosio, direttore dell’organizzazione agricola – si preannuncia un’altra annata nera per i nostri apicoltori. Le ripercussioni sul mercato potrebbero estendersi alle prossime annate, qualora gli operatori commerciali dovessero aprire quest’anno nuovi canali d’ingresso per miele proveniente da altri Paesi europei od extracomunitari”. “A far concorrenza al miele cuneese è l’Est Europa, Ungheria in particolare, ma anche Slovenia, Romania, Serbia e Ucraina. Per questo – concludono Moncalvo e Arosio – invitiamo i consumatori a leggere con attenzione l’etichetta, poiché l’indicazione d’origine è obbligatoria per il miele”.