“Non sono emerse anomalie rilevanti, dal punto di vista radiologico, dall’indagine sulla radioattività relativa all’ambiente e ai prodotti alimentari effettuata nell’area circostante l’impianto Itrec di Rotondella”. Questo, in sintesi, il risultato del monitoraggio straordinario della radioattività ambientale che è stato condotto, nel periodo maggio – dicembre 2018, dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione – Isin, in collaborazione con l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’ambiente della Basilicata (Arpab).
“L’indagine – spiega in una nota l’Isin – svolta nelle aree limitrofe all’Impianto di Trattamento e Rifabbricazione Elementi di Combustibile (Itrec), ubicato nel Centro Enea della Trisaia e ove si svolgono attività correlate al ‘decommissioning’, ha avuto come obiettivo la verifica dello stato della radioattività presente nelle principali matrici ambientali (acqua di falda e di mare, sabbia, sedimento marino e sedimento fluviale/limo) e alimentari (latte, frutta, ortaggi, foraggio e mitili)”. Lo studio, spiega Isin, “condotto nell’ambito delle funzioni di controllo attribuite all’Ispettorato dalla normativa vigente e complementare alle periodiche attività di monitoraggio ambientale dell’Arpab, si è svolto in maniera indipendente rispetto ai monitoraggi effettuati dalla Sogin Spa che, dal 2003, gestisce l’impianto. L’indagine non ha evidenziato la presenza di anomalie radiometriche di rilevanza radiologica”.
“In particolare, le concentrazioni di Cesio – 137 e Stronzio – 90 riscontrate nei campioni ambientali ed alimentari analizzati nella presente indagine sono risultate confrontabili con le concentrazioni misurate nelle matrici prelevate ed analizzate nell’ambito della rete regionale della Basilicata e della rete nazionale per la sorveglianza della radioattività ambientale (Resorad) – si legge – La presenza di detti radionuclidi nell’ambiente è riconducibile alle ricadute al suolo conseguenti ai test nucleari in atmosfera degli anni ’60 nonché all’incidente di Chernobyl del 1986”. “In particolare, per l’incidente di Chernobyl, le condizioni meteo-climatiche, immediatamente susseguenti all’evento e i successivi fenomeni di dilavamento ed accumulo, hanno determinato una distribuzione non omogenea di tale contaminazione sul territorio nazionale. Anche le misure di rateo di dose ambientale effettuate in situ rientrano nella variabilità dei dati rilevati a livello regionale e nazionale”, conclude.