«Facciamo in modo che il flash mob di lunedì non sia una manifestazione degli ospedalieri o di chi lavora nell’emergenza-urgenza. Prima di qualunque specializzazione noi siamo medici e siamo sotto attacco». Silvestro Scotti, leader partenopeo dei camici bianchi, usa queste parole per compattare la categoria e richiamare i colleghi ad una manifestazione di unità che «sia forte come non lo è stata mai».
Una richiesta che arriva anche e soprattutto alla luce dell’ultima aggressione (la numero 38 del 2019) vissuta da un medico in sostituzione in uno studio della Medicina Generale. «Se un paziente aggredisce un medico, ancorché sostituto, in uno studio della Medicina di Famiglia significa che non esiste più limite alla certezza di impunità nel compiere un gesto simile. Aggredire un medico con la certezza di essere identificati e non curarsi minimamente delle conseguenze significa essere ben oltre il limite». Scotti, che in tempo non sospetti ha messo in atto come presidente dell’Ordine campagne contro la violenza sui medici, chiama ora raccolta i camici bianchi, ma anche i cittadini/pazienti.
«Lunedì dobbiamo esserci tutti, perché il problema è enorme e riguarda tutti medici e cittadini perbene. Nessuno escluso. Un medico aggredito è un soccorso mancato, un paziente che non potrà essere salvato o sarà curato in ritardo. Da medico, prima ancora che da presidente dell’Ordine, mi rivolgo ai cittadini e ai colleghi: facciamo in modo che il nostro messaggio arrivi forte e chiaro, oltre le mura del Pellegrini e oltre i confini di Napoli arrivi allo Stato che in fin dei conti siamo tutti noi».