Nessun timore per l’uso della curcuma in cucina. “Una spezia benefica, che non ha praticamente effetti collaterali, soprattutto se si utilizza la radice fresca. A meno che non se ne abusi, e per farlo bisognerebbe utilizzarla praticamente in ogni alimento. Ma anche in questi casi gli effetti si limiterebbero a gastrite, nausea, vomito. Non certo ad epatite”. A spiegarlo Ciro Vestita, fitoterapeuta e nutrizionista dell’università di Pisa, interpellato sulla vicenda degli integratori a base di curcuma sospettati di aver provocato 9 casi di epatite colestatica acuta.
“Al momento non è chiaro cosa sia successo. Attendiamo di saperne di più”, dice Vestita all’Adnkronos Salute, senza voler azzardare nessuna ipotesi. “La curcuma è talmente ‘innocente’ che viene utilizzata anche come ‘colorante’ per stimolare l’appettito di adolescenti e anziani inappetenti. Basta mettere un cucchiaino nell’acqua di bollore della pasta che risulterà colorata e brillante. Uno stimolo sensoriale che, come indica l’esperienza pratica, aiuta a rendere il piatto più attraente”.
Questa spezia, inoltre, “viene utilizzata come energizzante perché ricca di magnesio e potassio. Il principio attivo, la curcumina, aumenta la capacità di ossigenazione dei neuroni, per questo la consigliamo alle persone anziane come aiuto nella prevenzione delle demenze”. Mentre, dopo una stagione di ‘grandi speranze’, le evidenze scientifiche non ne hanno confermato le capacità anti-tumorali. Importante, in ogni caso, comprare prodotti di buona qualità. “Meglio la radice delle polveri, per il semplice fatto che c’è una maggiore sicurezza della purezza del prodotto”. Ovviamente, considerato che si tratta di rizomi provenienti dall’estero, non è facile controllare in che tipo di terreni siano stati coltivati “ma, in ogni caso, anche se si trattasse di prodotti provenienti da aree inquinate – conclude Vestita – la curcuma conterrebbe, al massimo, piccole quantità di metalli pesanti. Nulla in grado di provocare epatiti”, come invece si sospetta per gli integratori.