«Era lecito attendersi qualcosa di più in tema di rigenerazione urbana dal decreto sblocca cantieri, di cui è stato avviato l’iter di conversione in legge. Certamente non è semplice per un Governo intervenire in modo efficace in una materia come quella urbanistica su cui tanto incide la potestà normativa degli enti locali, ma il provvedimento approdato nelle commissioni del Senato è fin troppo prudente. Le prescrizioni sulle deroghe da apportare alle distanze minime tra gli edifici e alle altezze massime degli stessi nell’ambito di opere di demolizione e ricostruzione non possono bastare: le Regioni e, a cascata, i Comuni devono essere vincolati in maniera stringente a un piano complessivo di riqualificazione del tessuto edilizio del nostro Paese che non può più essere rimandato».
Lo dichiara l’ing. Sandro Simoncini, urbanista e direttore scientifico del Centro Studi Sogeea.
«Un quadro normativo chiaro e uniforme a livello nazionale è fondamentale per attrarre investimenti privati, assolutamente vitali per mettere in piedi un ampio ventaglio di interventi in una fase di enorme difficoltà per le casse pubbliche. La rigenerazione dell’esistente, preferibilmente con un contestuale miglioramento dell’efficienza energetica e della resistenza antisismica degli edifici, è un tema intorno al quale sviluppare un vero e proprio circolo virtuoso e che può generare un indotto di oltre 300 miliardi di euro su tutto il territorio italiano.
L’iniziativa in materia, pur nel rispetto delle prerogative degli enti locali, deve necessariamente poggiare su una visione complessiva che non può che venire dagli organi centrali dello Stato. Ecco perché va superata la logica dei provvedimenti singoli per approdare a un sistema di interventi generali e strutturali che consentano un vero cambio di passo, con l’indicazione chiara degli obiettivi di medio periodo e degli strumenti normativi e finanziari da utilizzare per conseguirli».