Studiati mini fegati umani geneticamente modificati per emulare la progressione della steatosi epatica non alcolica (Nafld) e per testare le terapie: la ricerca deriva da un gruppo di ricercatori della School of Medicine della University of Pittsburgh ed è stata pubblicata sulla rivista Cell Metabolism.
I ricercatori hanno spiegato come sono riusciti a trasformare cellule umane geneticamente modificate in tessuto epatico 3d funzionale per imitare quella malattie epatica, la Nafld, che consiste nell’accumulo di grasso nel fegato, che può portare a cirrosi o persino a insufficienza epatica. Avere a disposizione mini-fegati come quelli creati dai ricercatori americani è importante non solo per capire cosa causa la malattia e come progredisce, ma anche per testare le terapie. E’ infatti comune che i farmaci falliscano negli studi clinici, nonostante i risultati promettenti nei topi.
“I topi non sono umani”, spiega Alejandro Soto-Gutierrez, autore dello studio. “Siamo nati con alcune mutazioni, polimorfismi, che ci predisporranno a determinate malattie, ma non è possibile studiare polimorfismi nei topi, quindi è vantaggioso creare un mini fegato umano personalizzato”, aggiunge. I ricercatori, inoltre, non escludono l’eventualità che questi mini-fegati siano il primo passo per realizzare in futuro fegati umani da trapiantare.