Il colesterolo alto è pericoloso, e questa è cosa nota: quello che in pochi sanno è che anche il colesterolo basso può comportare rischi non irrilevanti. Se infatti nel primo caso si ha un aumento del rischio di infarto e ictus, d’altro canto è necessario considerare che valori troppo bassi fanno accrescere alcuni disturbi psicologici che possono sfociare nel suicidio. Questo accade perché i valori bassi possono far “saltare” un freno all’aggressività e all’impulsività dal punto di vista cerebrale.
Lo studio è stato esposto al Convegno internazionale di suicidologia e salute pubblica, organizzato dal Servizio per la prevenzione del suicidio, Azienda ospedaliero-universitaria Sant’Andrea di Roma, con il supporto incondizionato della Fondazione Internazionale Menarini.
La ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati su “Frontiers in Psychiatry”, evidenziano come valori bassi di colesterolo (inferiori al valore di normalità pari a 200 mg/dl) sono associati a una maggiore probabilità di sviluppare comportamenti suicidari in soggetti a rischio, soprattutto se l’intero quadro lipidico di colesterolo e trigliceridi è sbilanciato verso valori bassi.
Questo dipende sopratutto da alterazioni del metabolismo di alcuni neurotrasmettitori cerebrali indotte dai bassi livelli del quadro lipidico: correggerli, quindi, può contribuire a ridurre il pericolo di un gesto estremo. Il nuovo studio è stato condotto su 632 persone, fra cui 432 che avevano tentato il suicidio, arrivate al Pronto soccorso dell’Irccs ospedale policlinico San Martino di Genova nell’arco di 5 anni, dal 2013 al 2018.
“A tutti sono stati misurati diversi parametri clinici, fra cui i livelli di colesterolo, trigliceridi e proteina C reattiva plasmatica, indicativa di infiammazione”, racconta Mario Amore, coordinatore dell’indagine e ordinario di Psichiatria presso l’Università di Genova.
“Abbiamo così verificato – prosegue – che c’è una correlazione significativa fra bassi livelli di colesterolo totale e probabilità di tentare il suicidio, in particolare attraverso tentativi ad alto grado di letalità e che, quindi, comportano un intervento medico più intensivo al fine di salvare la vita della vittima. Gli altri parametri risultati connessi sono una diagnosi di disturbo bipolare e la presenza di livelli più alti di proteina C reattiva nel sangue”.
Secondo i dati raccolti dalla metanalisi, inoltre, i tentativi di suicidio si associano anche a valori inferiori di colesterolo Ldl, Hdl e di trigliceridi totali: un profilo in cui c’è uno squilibrio verso il basso di tutte le componenti lipidiche. “Il colesterolo è una molecola essenziale per il nostro organismo, serve infatti alla sintesi delle membrane cellulari e di molti ormoni; diventa dannoso e aumenta il rischio cardiovascolare quando è in eccesso”, precisa il presidente del Convegno Maurizio Pompili, ordinario di Psichiatria alla Sapienza e responsabile del Servizio per la prevenzione del suicidio del Sant’Andrea.
“Bassi livelli di colesterolo possono aumentare l’infiammazione a livello del sistema nervoso centrale e soprattutto alterare il sistema di trasmissione della serotonina, un neurotrasmettitore fondamentale per il controllo dell’aggressività e dell’impulsività: il colesterolo è infatti cruciale – insiste – per la stabilità delle membrane cellulari e, se non è presente in quantità sufficienti la superficie delle cellule cerebrali, risulta alterata nella sua micro-viscosità. Questo modifica di conseguenza anche la capacità di rispondere alla serotonina, riducendone gli effetti e portando così a una minore soppressione di istinti impulsivi e violenti come i tentativi di suicidio”.
L’ipotesi è confermata dalla scoperta, nel nuovo studio, che i livelli bassi di colesterolo sono associati soprattutto a gesti particolarmente letali, come un avvelenamento con dosi molto elevate di farmaci. “Questi dati aiutano a capire meglio la neurobiologia che sottintende ai tentativi di suicidio e potrebbero essere utili per la prevenzione. Il colesterolo basso, in soggetti ad alto rischio di suicidio perché per esempio affetti da un disturbo bipolare, potrebbe diventare un elemento da correggere per ridurre il pericolo” di suicidio, conclude Pompili.