Fa sempre più paura Dorian che si è intensificato fino a diventare un potente uragano: ha colpito con violenza le Bahamas e ora minaccia la costa orientale degli USA.
E’ in base alla velocità del vento che viene effettuata la classificazione di fenomeni come gli uragani: si formano nelle zone tropicali e subtropicali, quando la temperatura del mare raggiunge i 25-27 gradi formando perturbazioni che portano in alto l’aria calda e umida. Questa, arrivata in quota, si condensa e attira altra aria calda provocando una sorta di reazione a catena. Nel frattempo, le correnti d’aria circostanti cominciano a ruotare in senso antiorario (in quello orario nell’emisfero meridionale) a causa della rotazione terrestre, trascinando con sé le nuvole della perturbazione.
Man mano che sale a nord, l’uragano perde la sua energia. Arrivato sulla terraferma, a causa della frizione dei venti con il suolo, comincia a indebolirsi in modo consistente e poi si disintegra, a meno che non venga alimentato nuovamente dal calore e dall’umidità del mare.
La scala d’intensità messa a punto nel 1969 dall’ingegnere Herb Saffir e dal meteorologo Bob Simpson si basa sulla misurazione della massima velocità continua del vento, rilevata a 10 metri di altezza. La scala è divisa in due parti, con due categorie iniziali riservate alle tempeste (da 0 a 62 km/h e da 63 a 177 km/h) seguite da altre cinque per gli uragani, l’ultima delle quali, definita “catastrofica”, con venti che superano i 250 km/h (la scala non tiene conto di effetti collaterali come rovesci d’acqua e inondazioni).
“Dorian” colpisce le Bahamas e minaccia gli USA: come si formano e come si misurano gli uragani
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