Teresa Bellanova, nuovo ministro delle Politiche Agricole, sebbene si sia insediata da poco, già ha annunciato aria di cambiamenti nel settore agroalimentare: le modifiche, a quanto pare, verteranno sull’etichettatura d’origine, per valorizzare i cibi Made in Italy. Tuttavia, sappiamo tutti che tra il dire e il fare politico c’è di mezzo la Commissione Ue, che ha appena bocciato le nuove norme sull’origine obbligatoria in etichetta contenute nella legge Semplificazioni, approvata nel mese di Febbraio. Addirittura, si è parlato di minacce circa l’apertura di una “procedura d’infrazione”. Il primo aprile del 2020, entrerà ufficialmente in vigore il nuovo regolamento Ue numero 775 del 2018, che verterà proprio sulla dichiarazione d’origine dell’ingrediente primario nei cibi, come il latte, il formaggio o il grano duro per la pasta. E, tuttavia, le disposizioni del Regolamento sono complesse e argute: l’obbligo di esplicitare la provenienza scatterà soltanto per i cibi che si dichiarino «made in Italy» oppure inseriscano sulla confezione il tricolore.
Negli altri casi, il produttore avrà la facoltà di non rivelare la vera origine delle materie prime impiegate. E non è tutto: qualora si configuri l’obbligo, lo si potrà assolvere con un generico «origine Ue», o «Ue e non Ue», espressione che corrisponde all’equivalente «pianeta Terra», come afferma in preda alla preoccupazione l’avvocato Dario Dongo, uno dei più conosciuti esperti di legislazione alimentare europea. Per cui, si deduce che ci saranno alimenti presentati come “prodotti italiani”, ma confezionati con materie prime importate dai cinque continenti. Tuttavia, i consumatori avranno la certezza che gli ingredienti arrivino dalla Terra e non da altri pianeti del sistema solare come Marte o Saturno. Una consolazione amara, per chi aveva appoggiato dall’inizio la proposta. Di recente, sui social media, la Fondazione Campagna Amica, un’emanazione di Coldiretti, ripropone l’appello a sottoscrivere la petizione «Stop cibo anonimo» (accessibile su Eatoriginal.eu). Ma, in realtà, non si tratta di approvare una disposizione o meno, in quanto già prevista dal Regolamento 775, la cui entrata in vigore è stata già fissata: 1° aprile 2020.