“Quando mi hanno chiesto di diventare direttore del Global fund ho risposto di ‘No’. Ma ci ho ripensato quasi subito perché non si può rifiutare l’occasione di cambiare veramente le cose nel mondo”: sono queste le parole di Peter Sands, banchiere britannico che dal 2018 si occupa di salute globale. Il suo obiettivo è quello di sconfiggere le tre principali epidemie mondiali: Hiv, malaria e tubercolosi e per farlo è saluto al vertice del Global fund.
Peter vuole salvare 16 milioni di vite in tre anni e per farlo ha stravolto la sua, di vita: “I miei obiettivi sono semplici: salvare il maggior numero possibile di vite e in tempi rapidi. La mia intenzione – spiega Sands – è accrescere la diversità dei protagonisti coinvolti nella salute globale, in parte utilizzando anche il settore privato in modo più efficiente. La mia passione è raggiungere risultati, farla finita con l’epidemia di Aids, Tbc e malaria”
“Ora la mia vita è molto più complicata, ma questi temi mi appassionano e se non avessi accettato mi sarei pentito. Quando ho lasciato la banca Standard Chartered avevo già in mente di lavorare nel campo della salute globale. Già in precedenza mi ero occupato di questioni sanitarie. E raccogliere fondi, studiando strategie contro queste epidemie, è stata l’occasione giusta – spiega sorridendo – . Da quando ho iniziato questo lavoro – racconta Sands – sono diminuite le morti ma non la diffusione di queste epidemie. Per fare questo dobbiamo lavorare molto sulla prevenzione. Servono investimenti nei paesi più poveri che si trovano in Africa e in Asia”.
Tra le sfide, una di quelle che ha maggiormente a cuore è quella contro l’, uno dei mali del XX secolo: “Abbiamo sue sfide importanti: proteggere le giovani donne e le adolescenti in Africa e nel Sud-est asiatico. In alcune aree una donna ha sei volte di probabilità in più di un uomo di infettarsi. Questo per la discriminazione sessuale che c’è in questi paesi dove sono numerose le spose bambine e le violenze sessuali”. Ridurre le infezioni del 58% entro il 2022 in 13 paesi investendo sull’educazione sessuale e spingendo le donne all’indipendenza economica, ma anche, spiega l’esperto, “intervenire anche per aiutare le persone più discriminate in alcune aree del mondo come, ad esempio, i gay, le persone transgender, i drogati, le prostitute e i carcerati”.
Non bisogna dimenticare neanche la tubercolosi: “Viene spesso sottovalutata, forse spaventa di meno, ma è molto più diffusa di altre infezioni. Nel mondo – spiega – ci sono 10 milioni di persone con Tbc e fra queste viene diagnosticata e curata solo a 6,4 milioni di pazienti. In molti continuano ancora a morire. E su 600.000 individui con la forma di Tbc resistente ai farmaci, solo il 25% viene curato. E’ un’emergenza globale. La nostra missione è cercare “i casi mancanti. Ce ne sono molti in India”.
Combattere attraverso l’istruzione e la prevenzione, per evitare il pericoloso problema della farmaco-resistenza: “La situazione in molti paesi sta migliorando, anche se la malaria continua ad uccidere, molte donne e bambini. L’Algeria, ad esempio, si è appena liberata completamente da questa malattia. Una delle questioni sul tavolo è la resistenza ai farmaci. Oggi l’artemisina funziona ancora bene, ma quando non sarà più così in Asia e in Africa avremo un problema globale. E’ per questo che oggi dobbiamo anticipare il problema, investendo nella ricerca, per essere pronti ad affrontare quello che accadrà domani”.