Esistono alimenti in grado di interferire con l’effetto dei farmaci, modificandone l’efficacia o rendendone persino rischiosa l’assunzione? La risposta è sì. Alimenti molto comuni e gustosi, come il pompelmo, la liquirizia, l’aglio, ma anche latte, legumi e vegetali, delle volte possono interferire con il trattamento farmacologico di alcune patologie. A far chiarezza, attraverso il portale “Il Salvagente”, è il prof. Alberto Ritieni il quale fa luce su alcuni abbinamenti cibo/farmaco o bevanda/farmaco potenzialmente pericolosi e smentisce alcuni tra i più noti luoghi comuni in tal senso.
Il primo alimento analizzato dal prof. Ritieni è l‘aglio: dai molti considerato un elisir di lunga vita, “è uno dei regali più utili che la natura ci ha donato e contiene numerosi principi attivi che oggi possono essere assunti come nutraceutici.” Tuttavia può comportare un rischio assumerlo in concomitanza con farmaci anticoagulanti, infatti “il consumo eccessivo di aglio aumenta gli effetti dei farmaci di tipo anticoagulanti interferendo in maniera anche seria con degli effetti collaterali non desiderati nelle terapie di questo tipo“.
Un altro alimento/bevanda sulla quale è bene porre l’attenzione è il pompelmo e il suo conseguente succo. Esso rappresenta un valido aiuto per la salute, sopratutto per chi ha la necessità di dimagrire, in quanto “il succo di pompelmo è realmente efficace per perdere peso se accoppiato ad una dieta ipocalorica. Il pompelmo è anche benefico per chi è ammalato di diabete mellito tipo 2; tutte queste proprietà sono associate ai tanti flavonoidi che danno anche il sapore amaro al frutto”.
Tuttavia questo alimento crea delle pericolose interazioni se si assume in contemporanea a diversi tipi di farmaci. “Il pompelmo – chiarisce l’esperto – non è associabile ad una terapia con un farmaco come la felodipina, usato contro l’insufficienza cardiaca, l’ipertensione arteriosa e alcune forme di angina. Infatti, il succo di pompelmo provoca un forte abbassamento della pressione ed un aumento della frequenza cardiaca. Il succo di pompelmo è anche da evitare se si è in cura con delle statine, usate per ridurre il colesterolo ematico, perché interagendo con alcune di queste molecole le accumula nel sangue con degli effetti da non sottovalutare.”
Anche la liquirizia viene spesso posta sul banco degli imputati come elemento rischioso per chi soffre di ipertensione o per chi la cura mediante terapia farmacologia. In tal caso l’accusa è fondata, in quanto essa possiede delle proprietà che comportano un aumento della pressione arteriosa e risulta pertanto consigliata per chi soffre di pressione bassa, ma assolutamente vietata per chi presenta il problema inverso.
In particolare, chiarisce il prof. Ritieni, da evitare la radice di liquirizia: “Il principio più importante della liquirizia è noto come Acido Glicirretico e si può ritrovare anche nei chewing gum, nei cioccolatini, nelle sigarette, nel tabacco e nella birra, ma la sua massima concentrazione è tipica della radice di liquirizia. L’Acido Glicirretico è chimicamente simile all’aldosterone, un ormone che trattiene i liquidi nel nostro organismo, fa diminuire il sodio e il potassio (ipopotassemia, ipokalemia) annullando di fatto l’azione e gli effetti di alcuni farmaci come antipertensivi e diuretici.”
Persino alcuni tipi di vegetali e legumi possono rappresentare un potenziale pericolo per chi assume anticoagulanti: essi “possono creare dei problemi specie ai pazienti in trattamento con dei anticoagulanti presi per via orale. Queste persone non possono introdurre troppi alimenti ricchi in vitamina K, perché contrastano gli effetti dei farmaci, riducendo la loro funzione di mantenere fluido il sangue. Fra questi alimenti rientrano a pieno titolo i vegetali a foglia verde (cavoli, spinaci, lattuga, broccoli, cavolini di Bruxelles), i ceci, ma anche il fegato di maiale e quello di manzo.
Non solo. Anche il comune latte e alcuni lattici possono interferire con l’assunzione di alcuni antibiotici, come le tetracicline: “Durante l’assunzione di alcuni antibiotici (ad esempio le tetracicline) questi farmaci si possono combinare con il calcio, il magnesio, l’alluminio e il ferro per formare delle sostanze che sono poco assorbite e quindi rendono poco disponibili per chi li assume questi antibiotici. Alimenti ricchi di calcio (latte e i formaggi) e gli stessi integratori contenenti ferro, possono ridurre in maniera significativa l’assorbimento delle tetracicline rendendo minore i loro effetti terapeutici.”
Tra le bevande da sempre vietate nel caso di assunzione di farmaci, vi sono ovviamente gli alcolici: “L´accoppiata alcol-farmaci è quanto di più imprevedibile e pericolosa ci possa essere e andrebbe perciò sempre evitata. Questo consiglio si trasforma in un vero divieto soprattutto se si assumono farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale (per esempio tranquillanti, antidepressivi, antistaminici) perché l´alcol potenzia gli effetti sedativi. Talvolta bere alcolici può far comparire delle particolari reazioni come l’arrossamento del volto e del collo, vomito, mal di testa e palpitazioni che di certo non sono auspicabili.”