Coalizione #cambiamoagricoltura: “Serve una PAC con obiettivi ecologici e climatici ambiziosi per una transzione ecologica della zootecnia”

La risposta alla sfida della sostenibilità ambientale, sociale ed economica degli allevamenti è nella conversione al biologico
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Rendere davvero sostenibile la produzione zootecnica è una delle sfide più impegnative per l’agricoltura europea. Con la riforma della PAC post 2020 oggi in discussione, dovranno essere incentivate forme e modalità di allevamento più sostenibili, sia per le superfici dedicate, sia per la dimensione produttiva e il numero di capi allevati. Due terzi dei terreni agricoli UE sono dedicati all’allevamento, alla produzione di mangimi e foraggi ed esiste uno stretto legame tra agrozootecnia ed emissioni climalteranti, come ha certificato ISPRA con il suo inventario nazionale delle emissioni da cui risulta che le quattro grandi regioni padane, pur rappresentando solo un quarto della superficie agricola nazionale, pesano per oltre il 60% delle emissioni di gas serra di fonte agricola. La causa principale è proprio l’allevamento e lo spandimento di eccessivi nutrienti azotati nei terreni. Oltre alle emissioni climalteranti vanno considerate anche quelle di ammoniaca, derivante al 96% dalle deiezioni animali che, insieme a traffico e riscaldamento, causano frequenti superamenti dei limiti per la salute, e che fanno di città come Cremona quelle con l’aria più inquinata d’Italia. Anche il nostro Paese, che vanta molte eccellenze alimentari nella trasformazione di materie prime di origine animale, ha bisogno di una nuova strategia per gli allevamenti, a partire da quelli più intensivi e industrializzati.

Il problema è prima di tutto numerico: il carico zootecnico in Italia, soprattutto in Pianura Padana, è troppo elevato, e determina un eccessivo e ingiustificato import di soia e mais. Portare il numero di capi allevati ad un rapporto più fisiologico con il territorio e con la sua potenzialità produttiva, a partire dall’autosufficienza mangimistica, dovrebbe essere una priorità strategica per il Piano Strategico Nazionale previsto dalla futura PAC post 2020, tenendo conto di due necessità: da un lato non disperdere investimenti, redditi, saperi delle nostre aziende, e dall’altro ridurre e qualificare i consumi di alimenti di origine animale nella dieta degli italiani: in sintesi per rendere sostenibile la nostra zootecnia è necessario “consumare meno carne, ma di migliore qualità”.

Per la qualità, occorre puntare sul legame con la gestione del territorio agricolo e pastorale, sull’integrazione con la trasformazione alimentare, sulla diversificazione produttiva delle aziende e dei fondi coltivati, per intercettare le richieste dei consumatori, che chiedono prodotti salubri, certificati, ottenuti da animali nutriti secondo la loro fisiologia, che non devono far ricorso a troppi farmaci e integratori, perché allevati in condizioni di benessere. Una risposta viene dalla produzione biologica, vincente per le nostre produzioni, e può esserlo anche per l’ambiente, se punta sull’alimentazione al pascolo o con foraggi aziendali, e sulla valorizzazione delle risorse agroforestali. La conversione delle coltivazioni cerealicole da foraggio in prati permanenti e colture proteiche per l’alimentazione del bestiame permetterebbe non solo di ridurre le emissioni, ma addirittura di sottrarre gas-serra dall’atmosfera, aumentare biodiversità e popolazioni di insetti impollinatori, ridurre o eliminare del tutto la chimica di sintesi in campo e in stalla.

Nel convegno organizzato da AIAB per la coalizione “Cambiano Agricoltura”, nel cuore del Biovillage alla Fiera Zootecnica di Cremona, si propone con forza che il mantenimento dl biologico passi al primo pilastro della nuova programmazione PAC, essendo un metodo capace di contrastare efficacemente il cambiamento climatico. Nel secondo pilastro, devono trovare spazio i sistemi zootecnici ed essere premiate le azioni virtuose (ulteriori al regolamento europeo sull’agricoltura biologica). Per quanto riguarda la zootecnia, ad esempio, vanno premiati i metodi di allevamento estensivi con approvvigionamento territoriale dell’intero fabbisogno, nonché con standard di benessere animale elevati. Ciò ci porta a rimarcare come al nostro paese manchi anche un piano serio sulle proteine vegetali, sia ad uso zootecnico che umano.

Il biologico italiano è pronto per questo passo che la politica sembra invece non aver compreso e che per molti attori influenti dell’agricoltura italiana risulta ostico, poiché richiede un completo cambio di paradigma e non si può limitare alla logica di sostituzione.

La Coalizione #CambiamoAgricoltura utilizza il palcoscenico della Fiera Zootecnica Internazionale di Cremona per presentare le sue proposte per la nuova PAC post 2020 e confrontarsi sulle pratiche virtuose di allevamento per il raggiungimento degli obiettivi ambientali prioritari, a partire dal contrasto ai cambiamenti climatici.

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