Ci sono embrioni che, giunti al loro secondo o terzo giorno di vita, assorbono alcune delle proprie cellule anomale per auto-guarirsi. Fino ad ora, questo fenomeno noto come “divisione inversa” era considerato segno di un possibile difetto alla nascita. Uno studio di Institut Marquès, premiato al X Congresso internazionale dell’Associazione per lo studio della biologia riproduttiva mette in luce la capacità dell’embrione umano di eliminare le proprie cellule difettose, a partire primi giorni di vita, per ripararsi e continuare il percorso di crescita.
La linea di ricerca avviata da Institut Marquès sull’evoluzione embrionale sta rivoluzionando i criteri per la valutazione degli embrioni che fino ad ora erano utilizzati. Per dimostrarlo, l’equipe di Institut Marquès ha condotto uno studio retrospettivo su 23.340 embrioni, il cui sviluppo – dalla fecondazione allo stadio di blastocisti – è stato documentato in video. I risultati rivelano che gli embrioni che hanno riassorbito le cellule difettose e continuano a dividersi fino a blastocisti (stadio iniziale dello sviluppo embrionale, che appare il 5 ° e il 6 ° giorno dopo la fecondazione) hanno lo stesso tasso di impianto, di gravidanza evolutiva di un bambino nato sano.
“E’ emozionante scoprire che gli esseri umani, già dal secondo giorno di vita, siano in grado di rilevare che una delle loro cellule sia stata alterata e abbiano la capacità di eliminarla e di continuare a crescere in buona salute – spiega la Dottoressa Marisa López-Teijón, Direttrice di Institut Marquès – Questo ci insegna che in natura l’importante non è nascere perfetti, ma saper correggere i propri difetti. Non sopravvive solo chi nasce con tutte le caratteristiche nella norma, ma anche chi deve lottare per raggiungere quella condizione”.
Una scoperta sull’inizio della vita
Secondo le norme stabilite, si ritiene che gli embrioni che non seguono le condotte abituali abbiano meno possibilità di sviluppo. Attualmente è considerato ideale che al suo secondo giorno di vita un embrione presenti 4 cellule, ed il terzo 8 cellule. Alla luce delle recenti osservazioni di Institut Marquès è possibile rivalutare queste linee guida, dimostrando che molti criteri standard sono errati. Ci sono embrioni che, improvvisamente, al secondo o terzo giorno, fanno sparire una delle loro cellule, passando, per esempio, da quattro a tre per poi continuare a dividersi, come se nulla fosse accaduto: “Ogni embrione funziona come una squadra di cellule controllate da un leader, con l’obiettivo di vivere. Se alcune cellule iniziano a dividersi in modo anomalo e fuori controllo, i cattivi vincono e l’embrione non può svilupparsi. Al contrario, se l’anomalia è circoscritta, fin dall’inizio della vita, gli esseri umani sono in grado di correggere i loro punti deboli, di seguire i criteri corretti e andare avanti nella vita” afferma López-Teijón.
Questa scoperta è stata possibile grazie a Embryoscope, incubatore di embrioni dotato di una videocamera che riprende il loro sviluppo.