Brexit, Coldiretti: “Non sia l’agricoltura a pagare il conto”

A pagare il conto della Brexit non deve essere l’agricoltura che è un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Unione deve affrontare, dai cambiamenti climatici all’immigrazione alla sicurezza
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A pagare il conto della Brexit non deve essere l’agricoltura che è un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Unione deve affrontare, dai cambiamenti climatici all’immigrazione alla sicurezza. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare positivamente l’accordo raggiunto sull’uscita ordinata della Gran Bretagna dall’Unione Europea.

Un risultato che – sottolinea Prandini – evita il rischio dell’applicazione immediata delle regole WTO in caso di “hard Brexit” e quindi dell’arrivo di dazi e ostacoli amministrativi e doganali alle esportazioni Made in italy che nell’agroalimentare nel 2018 hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro e classificano la Gran Bretagna al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese nell’agroalimentare.

Con l’accordo – continua Prandini – si creano le condizioni anche per il mantenimento della tutela giuridica dei prodotti a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp), almeno fino alla fine del periodo transitorio, che incidono per circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare Made in Italy e che, senza protezione europea, rischiavano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione da Paesi extracomunitari.

Nel prossimo quadro finanziario dell’Ue bisogna però evitare di indebolire l’agricoltura, che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione, poiché ciò significherebbe minare – conclude Prandini – le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico per il suo futuro. Il 90% dei cittadini europei secondo Eurobarometro – conclude la Coldiretti – sostiene infatti la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante che essa svolge per l’ambiente, il territorio e salute.

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