Quasi 1 prodotto alimentare su 5 importato che arriva in Italia dall’estero non rispetta le normative in materia di tutela della salute e dell’ambiente o i diritti dei lavoratori – a partire da quella sul caporalato – vigenti nel nostro Paese. E’ quanto afferma la Coldiretti in occasione dei vertice interministeriale sul caporalato con il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, e del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova, nel sottolineare che la piaga del caporalato deve essere combattuta in Italia e all’estero da dove arrivano molti dei prodotti agroalimentari consumati in Italia.
E’ necessario che dietro tutti gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro” ha affermato il vice presidente della Coldiretti David Granieri nel sottolineare che “non è accettabile che alle importazioni sia consentito di aggirare le norme previste in Italia dalla legge nazionale sul caporalato.
A circa tre anni dall’approvazione della legge sul caporalato l’esperienza dimostra che la necessaria repressione da sola non basta ed è invece necessario – ha sottolineato Granieri – agire anche sulle leve economiche che spingono o tollerano lo sfruttamento, dalla lotta alle pratiche commerciali sleali fino alle agevolazioni concesse dall’Unione Europea alle importazioni low cost da Paesi a rischio.
Le nocciole dalla Turchia, le cui importazioni sono cresciute del +18,4% in quantità nel 2018, arrivano da un Paese sul quale pende l’accusa di sfruttamento del lavoro delle minoranze curde ora assediate in Siria, ma il problema riguarda anche i fiori dalla Colombia dove è stato denunciato lo sfruttamento del lavoro femminile. Senza dimenticare paesi come il Myanmar, l’ex Birmania, sotto accusa per la brutale pulizia etnica contro la minoranza dei Rohingya e da dove nei primi sei mesi del 2019 gli arrivi di riso sono aumentati di ben 12 volte in volume rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Sotto accusa sono peraltro le intese commerciali con le quali l’Unione Europea favorisce l’importazione agevolata in Italia di prodotti agroalimentari che sono ottenuti dallo sfruttamento del lavoro minorile, dal riso del Vietnam ai fiori dell’Equador.
A preoccupare – ha continuato la Coldiretti – è anche l’accordo di libero scambio che l’Unione Europea ha siglato con i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela) su alcuni dei quali gravano pesanti accuse del Dipartimento del lavoro Usa per sfruttamento del lavoro minorile per prodotti che arrivano anche in Italia. Se per l’Argentina – ha concluso la Coldiretti – sono segnalati preoccupanti casi dalla produzione dell’uva a quella di aglio, per il Brasile le ombre riguardano l’allevamento bovino e quello di polli, mentre per il Paraguay problemi ci sono per lo zucchero di canna.