Il Mose “è un’opera che va conclusa al più presto”, ma da solo non basta: “Dobbiamo investire sulla resilienza, la mitigazione del rischio, l’adattamento di questa straordinaria ma fragile città che sta sull’acqua”. E’ quanto afferma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa in un’intervista alla Stampa in cui parla anche dell’Ex Ilva: “Lo scudo penale e’ un falso problema. E’ la paura del nulla. In questi 18 mesi di lavori non e’ servito”. Su Venezia “il discorso deve essere piu’ generale. Il cambiamento climatico e’ sotto i nostri occhi. I mari si stanno alzando di diversi centimetri. Il 79% del territorio italiano e’ fragile per il dissesto idro-geologico”, evidenzia Costa.
“Anche per Venezia, dobbiamo ancorare il discorso a questa fragilità strutturale. Quanto più si investe nella prevenzione, tanto meno dovremo ricorrere alla Protezione civile“. “Oggi, dal momento della progettazione alla realizzazione di un intervento, occorrono dai 5 ai 7 anni. E questo conteggio scatta dal momento in cui ci sono le risorse. Perciò se si profila un rischio oggi, dobbiamo sapere che se va bene saremo intervenuti tra 7 anni“, rileva Costa.
“Per tagliare questi tempi, c’è una mia legge in discussione al Senato, che ho chiamato Cantiere Ambiente”. Il discorso sulla prevenzione, prosegue il ministro, “deve cambiare, da una dimensione locale e nazionale a una internazionale. La vera sfida oggi e’ europea, e si chiama Piano per la transizione energetica di Ursula von der Leyen. In Italia investiremo 3 miliardi all’anno per diversi anni nella transizione. Ma il piano europeo da mille miliardi fara’ la differenza”.