Il modulo Orion è decollato per la prima volta dal Kennedy Space Center a bordo di un aeromobile Super Guppy domenica 24 novembre. Destinazione: la più grande camera a vuoto termico del mondo, che si trova presso il Centro dalla NASA di Sandusky, in Ohio. È qui che lo shuttle subirà, per diversi mesi, la fase critica dei test. Dopo una sosta a Mansfield, in Ohio, il trasferimento alla stazione Plum Brook a Sandusky è previsto per oggi.
Un team di ingegneri e tecnici di Airbus, dell’Agenzia spaziale europea (ESA), di Lockheed Martin e della NASA è pronto a guidare il veicolo spaziale attraverso simulazioni di condizioni spaziali estreme.
“Questi test ci consentiranno di dimostrare che i sistemi del modulo spaziale funzionano come previsto e di garantire la sicurezza degli astronauti durante le missioni future, sia a terra che in volo”, ha dichiarato Matthias Gronowski, Chief Engineer del modulo di servizio europeo costruito da Airbus per conto dell’ESA e destinato alla NASA.
I test saranno condotti in due fasi nella più grande camera a vuoto del mondo che si trova presso il Glenn Test Center della NASA, a Plum Brook, in Ohio. La prima fase, della durata di 63 giorni, sarà dedicata ai test termici. I sistemi elettrici di Orion saranno accesi e funzioneranno in condizioni di vuoto e a temperature che simuleranno le condizioni ambientali nello spazio.
Durante questa fase, il veicolo spaziale sarà esposto a temperature estreme da circa meno 115 a più 75 gradi Celsius per riprodurre le condizioni a cui sarà esposto il modulo, dunque sia alla luce solare diretta che all’ombra, nello spazio.
La seconda fase è costituita da un test di compatibilità elettromagnetica, della durata di circa 14 giorni. Ogni componente elettronico emette una sorta di campo elettromagnetico che può influire sul funzionamento di altri dispositivi elettronici che si trovano nelle vicinanze. Questi test assicurano che l’elettronica della navicella funzioni correttamente quando è operativa.
“Si tratta di una tappa fondamentale per le missioni verso Luna”, ha dichiarato Gronowski. “Il team internazionale lavora per raggiungere questo obiettivo ormai da tre anni e negli ultimi mesi abbiamo collegato meccanicamente ed elettricamente il modulo dell’equipaggio e del modulo di servizio europeo al Kennedy Space Center. Ora è importante dimostrare che il modulo di servizio funzioni nelle condizioni estreme dello spazio”, ha concluso Gronowski.
Dopo aver superato i test, Orion tornerà al Kennedy Space Center della NASA, dove verranno effettuati ulteriori test e preparativi finalizzati alla sua integrazione con il nuovo lanciatore Space Launch System (SLS) prima del lancio di Artemis I, previsto per la fine del 2020.
Il modulo di servizio europeo dell’ESA fornirà propulsione, alimentazione elettrica e controllo termico della capsula e fornirà acqua e ossigeno per gli astronauti. Il primo lancio – senza astronauti – è previsto per la fine del 2020. Artemis orbiterà una volta intorno alla Luna e tornerà sulla Terra. A Brema Airbus sta già costruendo il secondo modulo di servizio Orion, che porterà per la prima volta gli astronauti verso la Luna prima di riportarli sulla Terra (2022/2023).