“Con ogni probabilità a Venezia abbiamo riportato danni per centinaia di milioni di euro”, è l’appello lanciato dal sindaco Luigi Brugnaro, il giorno dopo l’acqua alta eccezionale che ha invaso la Laguna, arrivando al livello record di 187 centimetri e causando anche la morte di un anziano a Pellestrina. Il primo cittadino, però, guarda avanti e chiede l’aiuto di tutte le istituzioni per far ripartire la città che altrimenti rischia lo spopolamento.
“Dobbiamo trovare soluzioni e restare uniti”, è l’appello di Brugnaro che ha trascorso la notte in giro per le calli e non esita a fare la conta dei danni, elencando tra gli altri i 5 battelli Atcv fermi sulle rive che mettono in ginocchio il sistema dei trasporti pubblici, l’incendio sedato sul nascere a Ca’ Pesaro e gli effetti irreparabili dell’acqua salmastra sui mosaici della Basilica di San Marco. Senza contare le decine e decine di case e attività allagate, senza acqua e elettricità.
“Se vogliamo evitare che i giovane se ne vadano dobbiamo fornire soluzioni, dobbiamo dare certezze – dice – . Partiamo dall’emergenza, abbiamo un’occasione storica per risolvere i problemi facendo squadra. Adesso il mondo ci osserva: se muore Venezia, muore il Paese”. Adesso per Brugnaro la priorità è completare il Mose che, assicura, “avrebbe evitato tutto questo. Va concluso e vogliamo partecipare alla gestione del sistema di barriere mobili – aggiunge – inserendolo in un piano più generale che coinvolga anche idrovore, sistema antincendio o fognature”.
Il sindaco chiede anche che – come avvenne nel 1966 quando la marea raggiunse il livello record di 194 centimetri – lo Stato intervenga per far fronte al disastro. “Dobbiamo difendere la città – sottolinea – . Nel 1966 lo Stato capì che Venezia meritava una Legge speciale, biglietto da visita di tutto il Paese. Lo è oggi come allora. Di fronte a questa tragedia siamo tutti veneziani e abbiamo due scelte: o ci dividiamo o ci uniamo, anche come istituzioni”.
Immediata la risposta del capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli : “Ci siamo attivati per l’immediata dichiarazione dello stato di emergenza – assicura – e lavoriamo perché già nelle prossime ore si arrivi al primo stanziamento per gli interventi urgenti”. Invita a non abbassare la guardia il governatore del Veneto Luca Zaia, che definisce una “autentica tragedia” quella che ha colpito Venezia ma avverte che nelle prossime ore la Laguna potrebbe essere teatro di nuove emergenze. “Si prospetta uno scenario simile a quello del 2010 – spiega – . Le nevicate precoci che si sciolgono per le alte temperature, i corsi d’acqua che si riempiono e il vento di scirocco che impedisce al mare di ricevere. Rischiamo di assistere ad altre alluvioni”. Della fragilità di Venezia ha parlato anche il Patriarca Francesco Moraglia, che ha raccontato come in piazza San Marco, dove l’acqua ha oltrepassato il metro e venti, ci fossero delle “onde che sembrava di essere in riva al mare”.
“Venezia non è solo una città bella, è una città unica” ma anche “ferita e fragile- avverte – .Spero che questa sia un’occasione per ripensare la città. C’è un sistema di difesa che non entra mai in atto, c’è il passaggio delle navi. Ci sono degli interessi, ma io penso alla città da veneziano, da persona che ma Venezia“. Un pensiero, poi, va a chi ha perso la vita e ai tanti cittadini “disperati” che per il secondo anno consecutivo hanno visto le proprie case e attività spazzate via dalla marea. E infine un appello per la Basilica di San Marco che, dice il Patriarca, “soffre dei drammi strutturali, l’acqua che la invade è salata quindi fa danni irreparabili alla parte bassa, ai mosaici, ai pavimenti, alle colonne. Su questo – conclude – auspico l’attenzione del governo”.