Solo un anno fa, si era sempre in autunno, l’acqua alta aveva allagato per 16 lunghe ore il nartece della Basilica di San Marco facendo scattare l’allarme per la salute dei preziosi marmi. “In poche ore la Chiesa d’oro e’ invecchiata di vent’anni”, si disperava il Primo Procuratore, Carlo Alberto Tesserin.
Niente rispetto a quanto accaduto quest’anno e non solo a San Marco: oggi si contano i danni e si guarda con terrore al meteo che prevede nuovi picchi di piena per venerdi’ e poi ancora domenica. L’emergenza, avverte il ministro della Cultura Franceschini, riguarda tutto il patrimonio artistico, museale, archivistico della Laguna. Perche’ la valanga di acqua e melma che ha offeso la Basilica e’ di certo penetrata in tante chiese “basse” , spiega all’ANSA la soprintendente Emanuela Carpani, “in particolare nelle isole, a Murano, Burano, Torcello”, ha invaso il piano terra di Palazzo Ducale, sporcato e devastato caffetterie e bookshop di tanti musei, fatto andare in tilt gli impianti elettrici (e quindi i sistemi antincendio) e idrici di tanti istituti, bloccato gli ascensori.
Intanto si comincia a pensare a come finanziare tutto il lavoro di restauro che andra’ fatto nei prossimi mesi: “Tutti i tecnici sono mobilitati, anche le Gallerie dell’Accademia hanno messo a disposizione i loro restauratori e da Roma stiamo verificando i vari capitoli di spesa del Mibact per fare il punto sui fondi da destinare al patrimonio artistico veneziano”, aggiunge Nastasi che questa mattina era a Matera, un’altra delle citta’ d’arte colpite dal maltempo, dove la bomba d’acqua caduta ieri ha fatto temere il peggio per i templi ipogei. Ma tant’e’, nella citta’ dei Sassi l’emergenza sembra rientrata senza troppi strascichi. Venezia invece preoccupa.
“L’emergenza purtroppo non e’ finita”, ripete sconsolata la soprintendente. Mentre impazzano le polemiche per il Mose c’e’ da sperare che il disastro di queste ore non peggiori.