Aids, presentato il rapporto Europe5 e Apri: “Italia protagonista ma resta ancora molto da fare”

"Il Piano Nazionale AIDS deve avere una migliore applicazione in Italia su base regionale secondo quanto ha mostrato il Rapporto APRI"
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“Il Piano Nazionale AIDS deve avere una migliore applicazione in Italia su base regionale secondo quanto ha mostrato il Rapporto APRI. Ad oggi solo 7 regioni lo hanno recepito. La SIMIT potrebbe costituire un elemento coagulante di tutte le forze in campo”. Lo afferma il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT, in occasione dell’ultimo degli incontri organizzati dal Ministero della Salute sul tema.

AIDS, TRA I SUCCESSI DELLA RICERCA E LA PERSISTENZA DELLO STIGMA
– La ricerca scientifica ha condotto a una terapia che garantisce alle persone con HIV una vita lunga e qualitativamente buona, ma l’interruzione della cura comporta ancora l’inesorabile ripresa della replicazione del virus. Se l’eradicazione del virus è oggi impossibile, anche la cosiddetta ‘cura funzionale’- una terapia cioè che possa essere sospesa dopo un periodo senza che la malattia riparta – è ancora molto lontana. Un vaccino preventivo efficace non è ancora disponibile, anche se dati recenti consentono di sperare in nuovi sviluppi in questo campo. Il Piano Nazionale AIDS, varato esattamente due anni fa, è lontano dal trovare una sua applicazione soddisfacente in tutte le regioni.
“Le persone in trattamento antiretrovirale in Italia sono circa 112mila- spiega il Prof. Massimo Galli, Past President SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali e responsabile scientifico di ANLAIDS -. In grande maggioranza, con punte ben oltre il 90% nei centri maggiori, presentano una viremia stabilmente non misurabile, come effetto di una terapia efficace e correttamente assunta. Con una viremia negativa è scientificamente provato che l’infezione non può più essere trasmessa. Tuttavia lo stigma contro le persone sieropositive rimane ben vivo, figlio di un’ignoranza che l’insufficiente informazione mantiene inalterata. Circa il 70% delle persone che vivono con HIV/AIDS ha un lavoro regolare ed è completamente inserita nel tessuto sociale. Sono persone affette da una malattia cronica che non rispondono in alcun modo all’immagine che sopravvive nella testa di molti, un’immagine di marginalità e di esclusione. La minoranza più fragile, fatta soprattutto di immigrati, di tossicodipendenti attivi, di persone con disagio sociale e psichico, è un ambito in cui è fondamentale intervenire per garantire il mantenimento in cura”.
L’APPUNTAMENTO AL MINISTERO DELLA SALUTE
– Si conclude un ampio ciclo di incontri sull’Hiv organizzati dalla Simit con il Ministero della Salute nelle ultime settimane, in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS. Martedì 3 dicembre dalle 9.30 alle 13.30 presso l’Auditorium Cosimo Piccinno si tiene il convegno “Le politiche sull’AIDS in Italia e la loro applicazione territoriale”, organizzato con il contributo non condizionato di Gilead. Un’occasione per fare il punto non solo sulle novità scientifiche e sociali prodotte dai recenti sviluppi della ricerca, ma anche per verificare cosa manca dell’attuazione del Piano Nazionale AIDS già varato nel 2017 e per presentare due relazioni scientifiche, il Rapporto Europe5 e il Rapporto APRI, utili a inquadrare al meglio la situazione epidemiologica in
Italia. A illustrare le ricadute economiche in termini di politica sanitaria, il Prof. Francesco Saverio Mennini, Research Director, Centro EEHTA, CEIS, Università di Roma Tor Vergata.
‘I giovani italiani sono poco informati sull’Hiv e in molti provano imbarazzo e vergogna nel comprare i preservativi in farmacia o al supermercato- sottolinea il Viceministro della Salute Pierpaolo Sileri -. Ma il preservativo è il mezzo più sicuro per proteggersi dal contagio. Per questo ho proposto un emendamento alla legge di Bilancio per il 2020 che stanzia due milioni di euro per le campagne di informazione e di sensibilizzazione e per la distribuzione gratuita dei profilattici maschili e femminili negli istituti secondari di secondo grado e nelle università’. Ampia e trasversale la partecipazione dei parlamentari della Camera dei Deputati della XII commissione Affari Sociali e della 12a commissione Igiene e Sanità del Senato, che hanno preso parte alla tavola rotonda sulle evidenze del rapporto presentato in Europa e in Italia e sul ruolo delle regioni nell’applicazione del Piano Nazionale Aids. Tra questi, l’On. Fabiola Bologna, l’On. Elena Carnevali, l’On. Mauro D’Attis, la Sen. Michelina Lunesu, il Sen Gaspare Marinello, il Sen. Raffaele Mautone.
DIAGNOSI TARDIVE, BISOGNA PARLARE DI HIV DURANTE TUTTO L’ANNO
– “Resta molto da fare nel campo della prevenzione, perchè in Italia ancora troppi giovani contraggono l’infezione per via sessuale e ancora tante persone vengono diagnosticate in fase avanzata di malattia- chiarisce Marcello Tavio Presidente SIMIT -. La ragione potrebbe risiedere in entrambi i casi in un sostanziale calo di attenzione e di affezione verso il problema. In questo senso, tutti potrebbero e dovrebbero fare di più.  Sarebbe bello infatti trasformare il primo dicembre di ogni anno nell’unico giorno in cui non si parla di HIV perchè se ne parla negli altri giorni dell’anno. Prevenzione comportamentale mediante l’uso corretto del preservativo e test HIV in tutti coloro che hanno avuto comportamenti a rischio di malattie sessualmente trasmissibili, sono due capisaldi imprescindibili nella lotta ad HIV. Il terzo è la terapia, dei cui risultati straordinari non si parlerà mai abbastanza; grazie ad essa si potrebbe ottenere l’eradicazione di una malattia ancora prima di disporre di una cura definitiva o di un vaccino efficace”.
IL RAPPORTO EUROPE5
– L’epidemia dell’HIV in Inghilterra, Francia, Germania, Italia e Spagna (Europe5) è oggi molto diversa rispetto a un decennio fa. Nonostante la situazione sia profondamente cambiata, restano nuove sfide che minacciano la risposta all’HIV. Per capire come le policy dei Paesi del Gruppo Europe5 stiano affrontando le nuove sfide, KPMG LifeSciences ha riunito un gruppo di specialisti sull’HIV per realizzare un Rapporto completo e aggiornato. Il Rapporto Europe5, commissionato e patrocinato da Gilead Sciences Europe Ltd, ha esaminato gli aspetti di consapevolezza, prevenzione, test e screening, trattamenti specifici e gestione di lungo-periodo della salute del paziente inquadrato all’interno del continuum di cura. Sono state identificate le aree di forza, quelle di possibile miglioramento e sono state elaborate alcune raccomandazioni per migliorare la vita delle persone affette e a rischio di HIV.
“Ciò che è emerso in relazione all’Italia- dichiara Barbara Suligoi Centro Operativo Aids ISS -è che nel nostro Paese la prevalenza di HIV è dello 0.2%, più alta rispetto ad altri Paesi di Europe5 come Regno Unito (0.16%) e Germania (0.1%).
Circa la metà delle persone con HIV viene diagnosticata in fase avanzata di malattia, comportando una minore probabilità di successo delle terapie e una maggiore probabilità di aver involontariamente trasmesso l’infezione ad altri. Tuttavia, l’Italia è tra i 5 l’unico Paese che fornisce gratuitamente diagnosi, management clinico e trattamento antiretrovirale a tutti, senza discriminazioni, compresi migranti illegali e persone che fanno uso di sostanze iniettive”.
IL RAPPORTO APRI, AIDS PLAN REGIONAL IMPLEMENTATION
– Nell’ambito del Piano Nazionale AIDS, CERGAS – Centre for Research on Health and Social Care Management di SDA Bocconi in partnership con SIMIT ha realizzato il progetto APRI – “Aids Plan Regional Implementation”. Il progetto, si propone di valutare lo stato di implementazione del Piano a livello nazionale, regionale e aziendale. Tra i dati più preoccupanti, è emerso che solo 7 regioni hanno recepito con delibere regionali: Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Piemonte, Puglia, Veneto. Nelle altre regioni non è stato possibile identificare un chiaro riferimento normativo che attesti il recepimento del Piano.
“Il Piano Nazionale AIDS deve avere una migliore applicazione in Italia su base regionale secondo quanto ha mostrato il Rapporto APRI. La SIMIT potrebbe costituire un elemento coagulante di tutte le forze in campo”, sottolinea il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT.
LA VOCE DELLA COMMUNITY
– In contemporanea con il convegno di Roma, si conclude a Bari il XXXII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana per la lotta contro l’AIDS – ANLAIDS.
Questa è la prima in ordine di tempo tra le Associazioni contro l’AIDS costituite nel nostro paese. “Esistono tuttavia persone che non sanno nulla di Hiv/Aids e persone che vivendo anche di frequente pratiche rischiose per la trasmissione dell’infezione non si “testano”, di fatto rendendosi vulnerabili ad acquisire e a trasferire Hiv – sottolinea Bruno Marchini, Presidente ANLAIDS.
– A rischio continuano a essere alcune pratiche sessuali non protette, trasversali alle classificazioni di genere e di orientamento o di preferenza sessuale e al dato anagrafico.
Dobbiamo riuscire ad arrivare di più nella popolazione generale sui comportamenti. Noi di Anlaids continuiamo quindi a diffondere e a divulgare l’importanza della corretta informazione sulla prevenzione, dell’utilizzo del profilattico, dell’accesso al test come routine, dell’ingresso e della permanenza per tutte e per tutti nel trattamento farmacologico efficace, della centralità della persona. L’obiettivo è contrastare la diffusione di Hiv ed evitare nuove diagnosi di Aids”.
Occorre proseguire e divulgare le evidenze scientifiche del successo delle terapie ARV, che consentono il risultato di U=U, Undetectable=Untransmittable, ossia Non rilevabile=Non trasmissibile, l’espressione utilizzata per affermare che l’HIV non viene trasmesso all’interno di coppie in cui un partner è HIV positivo e uno HIV negativo se la viremia del partner HIV positivo non è più determinabile nel sangue, grazie alla corretta assunzione di una efficace terapia antiretrovirale, e l’importanza della PrEP.
“Centinaia di persone anche in Italia usano la PrEP o profilassi pre-esposizione per proteggersi dal virus, ma purtroppo lo possono fare solo grazie al fatto che essi stessi si sono mobilitati e alcuni medici lungimiranti, senza alcun supporto delle istituzioni, hanno organizzato servizi appositi- conclude Giulio Maria Corbelli, vice-presidente Plus onlus -.
Serve con urgenza un provvedimento che renda rimborsabile il farmaco per la PrEP ed elimini il pagamento del ticket  per gli esami di controllo in modo da rendere questo importante strumento di prevenzione accessibile a più persone. In Europa sono già più di 15 i paesi che prevedono la rimborsabilità del farmaco e in alcuni di essi già si comincia a vedere una diminuzione delle nuove diagnosi di infezione”.
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