“Nel nostro Paese, secondo dati Ispra, il consumo di suolo procede al ritmo di quasi 1,6 metri quadrati al secondo, come se ogni anno fosse spuntata dalla campagna una nuova città, con un territorio urbanizzato di 4.900 ettari, pari a quello di Bologna. Un trend preoccupante, soprattutto se consideriamo che nello stesso periodo la popolazione italiana è diminuita a una media di 102mila abitanti all’anno, equivalenti alla popolazione di un capoluogo di provincia delle dimensioni di Ancona o Piacenza”.
E’ per denunciare questo fenomeno, ancora poco conosciuto, ma dalle enormi ripercussioni sulla vita di tutti, a partire dall’incidenza sui cambiamenti climatici, che oggi – in occasione della Giornata mondiale del suolo – Legambiente, nell’ambito del progetto Soil4Life, è scesa in piazza a Roma e a Milano organizzando due flashmob, uno simbolico e uno reale, allo scopo di coinvolgere e sensibilizzare i cittadini sul tema.
Nella capitale i volontari si sono dati appuntamento in piazza del Popolo dove hanno dato vita a una performance che ha reso visibile la sparizione del suolo, un prato di 100 metri quadrati, esattamente la superficie di suolo che viene persa, ogni minuto, nel nostro Paese, scandito da un cronometro formato maxi. In contemporanea è stato esposto uno striscione per lanciare il messaggio “stop al consumo di suolo”. A Milano, invece, l’appuntamento si è tenuto in viale Suzzani, un ampio viale della periferia nord della città, dove ha preso il via un’azione di smantellamento dell’asfalto, la ‘depavimentazione’ di una superficie di 900 metri quadrati che il Comune, su sollecitazione di Legambiente, ha deciso di restituire ai cittadini come verde pubblico.
Tutelare il suolo è fondamentale, senza si rischia di essere travolti da frane e alluvioni e di perdere una riserva di biodiversità. Il suolo racchiude poi il più importante stock di carbonio terrestre dalla cui corretta gestione può dipendere gran parte del successo della lotta al cambiamento climatico.
Un aspetto, questo, ancora troppo sottovalutato dai Paesi che in questi giorni sono riuniti alla Cop 25 di Madrid per i negoziati sul clima, rimarca Legambiente. L’incremento del consumo di suolo è un problema che riguarda prevalentemente le regioni del Nord (53,4%) e meno quelle del Sud (20,6%). Veneto e Lombardia, da sole, incidono per il 30% sul dato nazionale di crescita di superfici urbanizzate. Seguono la Puglia, l’Emilia Romagna, il Piemonte e la Sicilia. Roma, negli ultimi anni, ha subito le perdite di suolo più severe.
“In 60 secondi se ne vanno in fumo 100 mq di suolo agricolo e naturale, il che vuol dire che ogni ora ne perdiamo circa 6.000 mq – sottolinea Stefano La Porta, presidente Ispra –. Le colate di cemento non si arrestano neanche davanti alle aree a pericolosità idraulica media (+673 ettari nel 2018), da frana (+350 ettari) e alle zone a pericolosità sismica (+1803 ettari). Le nostre città soffocano nel cemento, con una perdita di aree verdi di 24mq per ettaro. È chiaro che dall’esigenza siamo ormai passati all’ urgenza di definire un assetto normativo che regolamenti e fermi il consumo di suolo in Italia”.
Quest’anno la Fao ha voluto dedicare la giornata del suolo al fenomeno dell’erosione. Un tema che riguarda molto da vicino l’Italia, che detiene i dati più allarmanti, in particolare per quanto riguarda l’erosione dovuta anche alle cattive pratiche agricole. In tutto il territorio Ue l’erosione avviene a un ritmo medio di 2,47 tonnellate di suolo per ettaro all’anno. Si tratta di suolo asportato, dall’acqua, dal vento o dalle pratiche agricole aggressive. Complessivamente, la stima è quella di una perdita fisica di suolo pari a 970 milioni di tonnellate, ovvero 600 milioni di mc di suolo (per avere un’idea, si tratta del volume d’acqua occupato dal lago Trasimeno), strappati ogni anno in Europa dai fenomeni erosivi. In Italia la perdita di suolo media per erosione è di circa 9 tonnellate per ettaro all’anno, un quarto di tutto il suolo perso per erosione in Europa, con una perdita di produzione agricola stimata in oltre 600 milioni di euro. La situazione dei suoli italiani, e soprattutto delle superfici coltivate, è già oggi estremamente allarmante, rimarca Legambiente, e gli effetti del cambiamento climatico, con precipitazioni più violente e concentrate, rischiano di esporre i nostri territori a forme sempre più gravi e irreversibili di degrado, che devono essere prevenute.
“La lotta all’erosione e, in generale, al degrado del suolo deve essere assunta come una sfida prioritaria per l’agricoltura italiana anche in vista della nuova programmazione dei fondi della Pac – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente –. L’erosione, soprattutto nei territori collinari e appenninici, causa perdita di produzioni, ma è anche innesco di fenomeni di dissesto idrogeologico, sommandosi agli effetti di infrastrutture e di insediamenti mal progettati. Una buona politica di prevenzione deve prevedere prima di tutto l’adozione generalizzata di pratiche agricole meno aggressive, che assicurino la copertura vegetale perenne dei suoli e la conservazione della sostanza organica, che è la base della fertilità”.
Le organizzazioni partner italiane del progetto europeo Soil4Life hanno colto l’occasione del World Soil Day per rivolgere un appello al governo: “In Europa continua a mancare una direttiva che imponga agli Stati membri misure per la tutela del suolo: questo non significa che non abbiamo obblighi verso questa risorsa, ma che la responsabilità oggi è tutta in capo ai singoli Stati. Chiediamo al presidente del Consiglio Conte e ai presidenti di Camera e Senato di dare alla proposta legislativa contro il consumo di suolo una corsia preferenziale per diventare finalmente legge: diversamente è alto il rischio che nei prossimi anni riparta la stessa crescita urbanistica senza qualità che ha già portato troppi danni all’Ambiente, al paesaggio e all’agricoltura italiane”. Proprio alla gestione sostenibile del suolo in agricoltura è dedicato il convegno ‘Il suolo per la vita’, organizzato da Crea domani, 6 dicembre, alle 14 all’Isola della sostenibilità della Città dell’altra economia a Roma.