Il WWF Italia è stato ammesso come parte civile nel processo a carico dell’ex responsabile del Centro oli della Val d’Angri (Cova) di Viggiano, accusato di disastro ambientale nell’ambito dell’inchiesta sulla fuoriuscita di petrolio dai serbatoi del Cova che si è verificata tra agosto e novembre 2016 e che avrebbe causato l’inquinamento di acque e sottosuolo su circa 26mila metri quadri di territorio.
Il processo in corso è l’ulteriore conferma di quanto il WWF ha sempre sostenuto: l’attività di estrazione petrolifera in Basilicata sta arrecando danni gravissimi al territorio, alle sue risorse naturali, alle falde idriche e sta compromettendo anche le possibilità di uno sviluppo diverso rispettoso delle sue valenze territoriali e culturali, oltre che costituire un rischio serio per la salute dei cittadini
Le notizie recenti circa la contaminazione da idrocarburi delle acque dell’area limitrofa al pozzo petrolifero di Monte Foj a pochi chilometri dalla città capoluogo, il possibile inquinamento causato dall’attività di reiniezione del pozzo “Pisticci 9”, l’avvio delle attività in Val Camastra senza che sia stato attestato lo stato ambientale dei luoghi prima delle attività stesse, il c.d. bianco, insieme alla conclamata incapacità di gestione del rapporto con ENI delle varie amministrazioni regionali che si sono succedute e che hanno portato per ultimo alla prosecuzione delle attività in Val d’Agri senza il rinnovo della concessione, la cronica debolezza dell’ARPAB nell’assicurare i dovuti controlli, inoltre, delineano un quadro che evidenzia in modo inequivocabile l’insostenibilità delle attività petrolifere nella regione.
A questo si aggiunge il fatto che la necessità di avviare velocemente una transizione energetica abbandonando le fonti fossili non solo è necessario ma è irrimandabile se vogliamo arginare le conseguenze della crisi climatica: per dare piena attuazione all’Accordo di Parigi sul clima che prevede l’obbiettivo comune di limitare il riscaldamento globale bene al di sotto dei 2 gradi tendendo a 1,5 gradi occorre accelerare la decarbonizzazione con la conseguente uscita dall’era dei combustibili fossili.
Perseverare sulla strada delle estrazioni petrolifere in Basilicata rappresenta una scelta di retroguardia visto che il nostro Paese dovrebbe investire con forza in un percorso di transizione energetica non solo per dare una risposta alla crisi climatica ma anche per costruire un futuro di benessere e nuova occupazione.
Come ha fatto in tutti questi anni il WWF Italia continuerà a difendere l’ambiente e la salute dei cittadini lucani dentro e fuori dalle aule giudiziarie e torna a chiedere, nuovamente, alle istituzioni regionali di intraprendere senza esitazioni un percorso finalizzato all’uscita dal petrolio attraverso la sospensione delle attività estrattive e l’avvio della conversione delle attività economiche verso un modello di sviluppo sostenibile.