9 persone sono state ufficialmente registrate come disperse dopo l’eruzione di un vulcano sull’isola di White Island, in Nuova Zelanda: 7 di loro sono australiani e 2 neozelandesi. “Questa non è una lista completa dei dispersi perché non siamo riusciti a parlare con tutti i parenti coinvolti”, ha dichiarato la polizia. Le vittime accertate sono 6, mentre sono 30 le persone rimaste ferite nell’eruzione.
Proprio i feriti, prevalentemente turisti tra i 13 e i 72 anni, hanno i polmoni gravemente danneggiati per aver inalato il biossido di zolfo e la cenere vulcanica e ustioni dei tessuti molto profonde a causa dei gas caldissimi, della cenere e dei detriti del vulcano. A questo proposito, oltre 1 milione di centimetri quadrati di pelle verranno inviati in Nuova Zelanda dagli Stati Uniti per aiutare le vittime dell’eruzione. 29 pazienti rimangono in terapia intensiva e reparto ustioni in tutto il Paese. 22 di questi pazienti sono assistiti nella respirazione “a causa della gravità delle ustioni e di altre ferite”, riporta il Dott. Peter Watson, direttore sanitario del Counties Manukau District Health Board. “Prevediamo che avremo bisogno di altri 1,2 milioni di centimetri quadrati di pelle per le esigenze dei pazienti. Queste forniture arriveranno dagli Stati Uniti. La mole di lavoro che sta affrontando il nostro centro ustionati nazionale al Middlemore Hospital in un giorno è equivalente al normale carico di lavoro che vedrebbero in un anno nel centro ustionati”, ha affermato.
La natura delle ustioni subite dai pazienti è complicata dai gas e dalle sostanze chimiche emesse dall’eruzione. Questo ha fatto sì che gli interventi chirurgici venissero eseguiti più rapidamente rispetto ai casi di ustioni solo termiche, ha detto Watson, aggiungendo che i team medici “stanno lavorando giorno e notte, non stop”. Alcuni pazienti hanno riportato ustioni sul 90-95% dei loro corpi e avranno bisogno di mesi di cure e trattamenti.
Il Dott. John Kenealy, direttore clinico di chirurgia al Middlemore Hospital, ha dichiarato che vedere questo numero di ustionati in una volta sola “non ha precedenti” in Nuova Zelanda e nella maggior parte dei Paesi del mondo. Sulla base dei feriti che ha visto, “è molto improbabile che ci siano sopravvissuti sull’isola”, ha aggiunto Kenealy.