A pochi giorni dalle elezioni, il WWF Calabria lancia un appello ai candidati alla Presidenza e al nuovo Consiglio Regionale, affinché pongano al primo posto della loro agenda politica e del loro impegno la tutela dell’ambiente calabrese.
Di fronte ai danni irreparabili e imperdonabili che una politica miope e rapace ha voluto arrecare al territorio e al patrimonio naturalistico della Calabria, l’unica alternativa possibile, se veramente si intende tutelare la salute dei cittadini e sperare ancora in un futuro diverso per questa Regione, rimane quello di una netta, radicale e coraggiosa inversione di tendenza rispetto al passato.
Decenni di devastazione edilizia delle coste, in nome di un presunto sviluppo turistico che, a parte qualche rara eccezione, ha di fatto cancellato per sempre la bellezza del paesaggio marino, hanno reso la Calabria il simbolo del degrado e dell’anarchia urbanistica. Da qui la necessità di una legge che impedisca nuove costruzioni vicino al mare. L’immagine devastante di lunghi tratti costieri lordati da chiazze grigiastre di liquami che ogni anno fanno inorridire i locali e scappare i pochi turisti, deve spronare sin da subito chi avrà la responsabilità della gestione della cosa pubblica, ad affrontare come emergenza assoluta il problema della (mancata) depurazione lungo i 740 km di coste e sui fiumi calabresi. A cosa servono villaggi e strutture turistiche se poi i bagnanti sono costretti ad assistere, impotenti e inferociti, a fenomeni di colorazioni anomale delle acque causate dall’eutrofizzazione, a sua volta conseguenza degli scarichi fognari o dei fertilizzanti che, dilavati, giungono a mare durante tutto l’anno?
E come si pensa di far tornare i turisti che si avventurano per le nostre contrade e transitano nei nostri paesi quando lo spettacolo che offriamo è, troppo spesso, degno della periferia di una cittadina del terzo mondo, con la spazzatura che ricopre i bordi delle strade e montagne di immondizia che ormai fanno parte del paesaggio? C’è davvero ancora qualcuno che pensa che possa bastare la solita retorica enogastronomica della ‘Nduja, del peperoncino e della cipolla rossa per indirizzare le scelte turistiche di un tedesco o di uno svedese, come se l’unico scopo del loro viaggio di centinaia di chilometri fosse quello di scendere fin quaggiù per riempirsi lo stomaco?
E’ dunque urgente e prioritario avviare una nuova politica dei rifiuti che punti al massimo della raccolta differenziata, attraverso una incisiva campagna di educazione ambientale e che si ponga come obiettivo quello della riduzione a monte dei rifiuti stessi, respingendo la pseudosoluzione delle discariche e degli inceneritori che, oltre a trasferire in atmosfera l’inquinamento, rappresentano comunque uno spreco di risorse altrimenti riutilizzabili. A tale proposito la Calabria ha bisogno di soluzioni impiantistiche per il recupero, il riciclaggio e la valorizzazione in loco di tutti i materiali (carta, plastica, vetro, metalli ecc.), il che potrebbe offrire nuove e più utili occasioni di lavoro per i giovani.
Sul piano dell’energia è indispensabile rivalutare la situazione generale della regione, incentivando le fonti alternative rispetto a quelle fossili, purché non arrechino guasti irreparabili al paesaggio e al patrimonio naturalistico della Calabria, come purtroppo si sta verificando ad esempio con il taglio indiscriminato delle foreste montane (vedi Catena Costiera) per alimentare il mercato del cippato o le centrali a biomasse. Per ridurre la nostra “impronta ecologica” occorre al contrario incrementare ulteriormente il patrimonio arboreo della Regione, come misura di contrasto all’aumento dell’anidride carbonica, alla base dell’effetto serra e dei mutamenti climatici ormai sempre più evidenti e dannosi.
Un grande progetto di “rinverdimento”, con la piantumazione di alberi e siepi ovunque sia possibile in tutte la città calabresi, dal più piccolo paese fino ai grandi centri servirebbe senz’altro per migliore non solo l’immagine, ma la stessa qualità della vita dei cittadini Calabresi.
Il WWF auspica anche una legge regionale per il contrasto all’ inquinamento acustico che detti norme precise sull’utilizzo di altoparlanti all’esterno di locali pubblici affinché il loro utilizzo non vada a interferire negativamente con il riposo dei cittadini residenti e dei turisti, specie nelle località balneari.
Allo stesso modo occorre impegnarsi per un quadro normativo regionale per il controllo e il contenimento dell’inquinamento elettromagnetico dei
ripetitori per la telefonia mobile, al fine di evitare il loro proliferare indiscriminato, insieme ad una verifica dei livelli di pericolosità di quelli esistenti.
La nuova Regione deve altresì puntare decisamente sul risparmio energetico, contrastando i troppi sprechi e incentivando a livello locale le politiche più virtuose.
Una maggiore attenzione va rivolta alla tutela del patrimonio di biodiversitàcostituito dalla flora e dalla fauna calabresi, a cominciare dalla istituzione di nuove aree protette come il Parco Marino della Costa Viola o i Parchi Regionali del Monte Reventino, dei Valloni del Poro, della Foce del Mesima, della Catena Costiera e nuove oasi di protezione (le ultime sono state istituite nel 1975). Purché tale istituzione non si limiti ad una semplice leggina, in perfetto stile “Gattopardo”, priva cioè di obiettivi vincolanti e norme effettive di tutela. A tale proposito non è più procrastinabile la creazione di un Corpo Regionale di Guardie Ambientali che vigili sul rispetto delle norme in materia ambientale, senza dimenticare la tutela della fauna selvatica minacciata da un bracconaggio che è fuori da ogni controllo anche grazie alla pressoché totale assenza di agenti che operano sul territorio. E’ necessaria una legge per la tutela della cosiddetta fauna minore e per la fauna ittica di acqua dolce, così come vanno creati nuovi centri per il recupero e la cura degli animali selvatici in difficoltà e sostenuti finanziariamente i pochi centri operanti.
Un grande incentivo all’occupazione, con ricadute sulla sicurezza e la tutela dei cittadini, dovrebbe venire da tutte quelle attività connesse alla riduzione del rischio sismico in Calabria, mediante una capillare opera di educazione nelle scuole e un piano generale di verifica e di ristrutturazione degli edifici pubblici in funzione antisismica. Per non parlare dell’immensa opportunità offerta dagli interventi possibili e auspicabili in tema di prevenzione del rischio idrogeologico con opere di ingegneria naturalistica che, nel rispetto dell’ambiente, possono limitare i danni degli eventi meteorologici sempre più frequenti ed estremi, sia in termini economici che di perdite di vite umane.
L’impresa è ardua, ma è davvero l’ultima occasione per tagliare i ponti con un passato di degrado e di disprezzo per il territorio e offrire una speranza nuova a chi non vuole più partire e a chi sogna di tornare.