Ricerca: annunciati oggi nuovi investimenti per la ricerca sulla malattia di Alzheimer

Non si ferma e non può fermarsi la ricerca sulle demenze - sull’Alzheimer in particolare - rispetto al costante incremento della patologia e dell’invecchiamento della popolazione
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Non si ferma e non può fermarsi la ricerca sulle demenze – sull’Alzheimer in particolare – rispetto al costante incremento della patologia e dell’invecchiamento della popolazione.

In Italia, i malati di demenza sono più di 1 milione la maggior parte dei quali affetti da Alzheimer, malattia che on l’aumento dell’aspettativa di vita, si calcola . Non solo, le persone coinvolte in maniera indiretta, fra cui familiari e caregiver, sono ben tre milioni.

Numeri impressionanti sia dal punto di vista umano che sociale ed economico perché, come dimostrato dall’European Brain Council (EBC), se in Europa il costo totale delle malattie del cervello su base annua ammonta a 798 miliardi di euro, le demenze – di cui la malattia di Alzheimer rappresenta circa il 70% – si posizionano al secondo posto in Europa per costi sociali.

Ricerca e innovazione rimangono quindi essenziali per l’identificazione di trattamenti innovativi ed adeguati.

“Un recente studio Europeo ha dimostrato che un trattamento in grado di ritardare la progressione della malattia del 50% porterebbe ad una forte riduzione di pazienti in stadi avanzati della malattia – afferma Monica Di Luca, Vice Presidente Airalzh e Presidente di European Brain Council. “Ciò comporterebbe un aumento della qualità di vita dei pazienti ed un aumento degli anni di vita senza disabilità (QALY) pari a 1,75 anni per paziente. Nel complesso, si stima che un simile trattamento riduca i costi totali dell’assistenza da 22.000€ a 12.406€ a persona.”

Sono stati presentati oggi al Ministero della Salute i risultati ottenuti negli ultimi tre anni dai ricercatori della rete Airalzh Onlus, Associazione Italiana Ricerca Alzheimer, grazie al contributo di 75 assegni di ricerca annuali da parte di Coop, importante insegna della grande distribuzione in Italia e al tempo stesso organizzazione di consumatori con oltre 6 milioni e mezzo di soci.

Investire nella ricerca è una priorità pubblica come dichiarato anche dal Ministro della Salute Roberto Speranza “Abbiamo bisogno come paese di fare un grande salto culturale. Le risorse che si mettono sul sistema salute non possono essere considerate semplice spesa pubblica ma un grande investimento sulla vita delle persone.”  Oggi colpisce circa il 5% delle persone con più di 65 anni; che nel corso dei prossimi 30 anni i casi potranno triplicare.

Due le diverse linee di ricerca su cui si sono concentrati i progetti di ricerca Airalzh: da una parte ricerche di base per individuare i meccanismi patogenetici, dall’altra ricerche cliniche per individuare fattori di rischio e strumenti per la diagnosi precoce. L’investimento ha prodotto 110 pubblicazioni sulle principali riviste scientifiche internazionali alcune delle quali di elevato impatto come dimostra la valutazione del punteggio relativo all’Impact Factor totale delle pubblicazioni che è risultata superiore a 300 con una media di 2,7. Alcuni lavori sono in corso di pubblicazione mentre diversi studi verranno sottoposti alle riviste nel prossimo futuro.

La collaborazione congiunta di COOP, dell’Università degli Studi di Firenze e delle diverse unità universitarie e ospedaliere dove si sono svolte le ricerche, ha permesso ad AIRALZH di promuovere una ricerca di valore sulla Malattia di Alzheimer facendo crescere una giovane generazione di ricercatori specializzati sull’argomento che potranno contribuire nel futuro allo sviluppo e all’innovazione già in atto nel mondo per curare al meglio condizioni come la Malattia di Alzheimer che portano allo sviluppo di Demenza.

Tre i progetti presentati nel corso della conferenza stampa tra quelli che hanno prodotto interessanti risultati nell’ambito della diagnosi precoce, dell’identificazione di nuovi bersagli terapeutici, dello stile di vita e della prevenzione.

Giorgio Fumagalli – ricercatore Airalzh presso il Policlinico di Milano – ha illustrato il suo progetto di studio dei solchi cerebrali per migliorare la diagnosi tra le diverse forme di demenza. In particolare, valutando l’atrofia cerebrale alla risonanza magnetica mediante scale visive e con programmi automatizzati, è stato possibile identificare un pattern tipico per ciascuna mutazione genetica della demenza frontotemporale e distinguere tra malattia di Alzheimer e Atrofia corticale posteriore (una forma di demenza con disturbi visivi).

Sul fronte della prevenzione, Manuela Leri – ricercatrice presso l’Università degli Studi di Firenze – ha studiato gli effetti dei polifenoli presenti nell’Olio Extra vergine d’Oliva su alcune delle alterazioni che caratterizzano la patologia di Alzheimer, confermando un effetto diretto anti-infiammatorio dei polifenoli sulle cellule e la loro capacità di ridurre la formazione di placche amiloidi, recuperando la funzionalità dei neuroni. Tali risultati offriranno spunti sia ai fini della progettazione di farmaci efficaci nella prevenzione e nella terapia di Alzheimer oltre che avviare trial clinici.

Per quanto riguarda l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici, Silvia Pelucchi – ricercatrice presso l’Università degli Studi di Milano – ha scoperto una proteina (CAP2) responsabile della modificazione strutturale dei nostri neuroni durante i processi di memoria e apprendimento, gli stessi che vengono alterati nella malattia di Alzheimer. Questo studio permette di identificare un bersaglio farmacologico decisamente innovativo e fuori dagli schemi classici che possa intervenire nelle fasi più precoci di malattia caratterizzati da una disfunzione dei contatti tra le cellule nervose.

I risultati ottenuti dalla rete Airalzh sono perfettamente allineati agli studi più avanzati nel contesto internazionale che vede i laboratori focalizzarsi su prevenzione, diagnosi precoce e identificazione di meccanismi molecolari delle primissime fasi di malattia.

“Siamo particolarmente orgogliosi del percorso fatto in questi pochi anni – racconta Sandro Sorbi, Presidente Onorario di Airalzh, Università degli Studi di Firenze – Prima della nascita di Airalzh, nel 2014, l’Italia era l’unico Paese occidentale che non raccoglieva fondi per la ricerca sull’Alzheimer in analogia con quanto invece avveniva per altre patologie, chi voleva fare una donazione per curare questa malattia si rivolgeva ad associazioni di altri Paesi. “

“Nonostante la patologia sia stata descritta per la prima volta nel 1906 – racconta Alessandro Padovani, Direttore della Clinica Neurologica presso Università di Brescia – “la scoperta della formazione della proteina amiloide, riconosciuta come uno dei principali responsabili della malattia, è avvenuta soltanto nel 1984, poco più di 30 anni fa. La ricerca sull’Alzheimer è quindi relativamente recente e ha ancora tanta strada da percorrere sia sul fronte dello studio che per la necessità di aumentare i finanziamenti per la ricerca.”

Purtroppo l’Italia investe ancora molto poco in ricerca – i dati Istat dimostrano che l’investimento italiano globale nella ricerca non raggiunge 1,4 del PIL – Alzheimer e le demenze attraggono troppo pochi fondi per la ricerca a differenza di altri Paesi.

Alcuni dati 2019 riferiti agli Stati Uniti, la nazione che maggiormente finanzia la ricerca sull’Alzheimer riportano che i fondi destinati ad Alzheimer e malattie correlate superano di poco i 2 miliardi di dollari, rispetto ai 6 miliardi di dollari spesi per la ricerca sul cancro. Nel mondo ci sono solo 50-60 studi clinici sperimentali su malati di Alzheimer ogni anno, rispetto a 500 per le malattie cardiovascolari e 2.500 per il cancro. Allo stesso modo ad oggi circa 4 milioni di pubblicazioni sono collegati alla parola cancro e solo 275mila alla demenza e alla neurodegenerazione”.

Non solo, c’è ancora troppa resistenza da parte dei familiari a parlare della malattia e questo non aiuta la possibilità di una diagnosi precoce, essenziale per contrastare – con i mezzi in nostro possesso oggi – la progressione della malattia.

“E’ stato grazie al sostegno di una grande insegna come Coop che ha creduto fin dall’inizio nella ricerca – continua Sorbi – che Airalzh ha potuto creare una rete di giovani ricercatori distribuita nel territorio italiano e così far crescere una nuova generazione di giovani ricercatori che si è dedicata alla ricerca sulla patologia di Alzheimer. Senza dimenticare l’attività di sensibilizzazione per far conoscere la malattia e dare a tutti la possibilità di contribuire economicamente alla ricerca italiana sull’Alzheimer.

Terapie, diagnosi precoce, medicina digitale, biomarcatori: sono questi i temi su cui AIRALZH promette di continuare a concentrare in futuro la propria attenzione convinta che – con il contributo di tutti – sarà possibile promuovere sempre più la Ricerca in Italia sulla Malattia di Alzheimer.

“Per il 2020 – rilancia Alessandra Mocali, Presidente Airalzh, dell’Università degli Studi di Firenze – verrà indetto un bando aperto indipendente per cui Airalzh ha stanziato un budget di 300mila euro volto a finanziare progetti di eccellenza – finanziabili fino ad un massimo di 50 mila euro – per proseguire la ricerca sull’Alzheimer in centri di ricerca, pubblici o privati, situati in Italia”. Il bando si rivolge ancora a giovani proponenti, e intende dare un contributo allo sviluppo di progetti inerenti a “Stili di vita e malattia di Alzheimer” e a “Fasi precoci di malattia: individuazione di marcatori diagnostici, possibili target farmacologici e di nuovi approcci tecnologici”.

Ancora a fianco di Airalzh, Coop ha annunciato la volontà di proseguire la collaborazione con ulteriori 7 assegni di ricerca per giovani ricercatori individuati secondo criteri di merito sulla base del numero e livello delle pubblicazioni e attinenza delle stesse agli obiettivi del progetto di rete. Il valore complessivo totale erogato da Coop per la ricerca raggiunge quindi circa 2 milioni di euro. “Abbiamo sottoscritto l’importante partnership con Airalzh poiché siamo convinti che questa grave patologia vada sostenuta privilegiando la ricerca e dando così sostegno a progetti di studio di giovani ricercatori”, ha affermato il Presidente di ANCC Coop, Luca Bernareggi.

Per sostenere la ricerca, sin dal 2016, nella rete dei punti vendita Coop è stata attivata una campagna di sensibilizzazione e informazione individuando – nell’arco dei quattro anni – ben 47 prodotti su cui posizionare lo slogan “Non ti scordar di te” e indirizzare consapevolmente le scelte dei soci e consumatori. Dall’olio ai pomodorini, dalla pasta al parmigiano fino alla piantina di erica che della campagna è il prodotto simbolo: è stato un percorso condiviso non solo con i soci ma anche con i fornitori che hanno partecipato al progetto. “In alcuni casi, i risultati raggiunti anche in termine di vendite sono stati decisamente interessanti – ha raccontato Maura Latini, Amministratore Delegato Coop Italia – come nel 2019 il caso delle arance navel che hanno permesso di ricavare un contributo pari a circa 50.000 euro a dimostrazione di come la consapevolezza nell’atto d’acquisto possa fare la differenza”.

E se è vero che la ricerca in Italia si basa principalmente sulle donazioni di imprese e di privati cittadini, un plauso finale è andato a Coop e ai tanti ricercatori presenti, perché di fronte al rapido progredire di una malattia con un forte impatto sociale, che coinvolge non solo il singolo paziente ma anche i suoi familiari, la ricerca resta l’unica arma efficace da sostenere.

Roma, 28 gennaio 2020

Airalzh Onlus è l’unica associazione che promuove e sostiene – a livello nazionale – la ricerca medico- scientifica sulla malattia dell’Alzheimer e altre forme di demenza attraverso opere di sensibilizzazione e raccolta fondi. L’obiettivo principale di Airalzh è quello di migliorare la qualità della vita dei pazienti, innalzare i livelli di cura disponibili e contribuire alla scoperta di nuove terapie.

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