Uso del cellulare e tumore al cervello, la Corte di appello di Torino: “è l’uso del dispositivo ad aver causato il tumore benigno”

Un riconoscimento del nesso fra l'uso prolungato e scorretto del telefono cellulare e una certa tipologia di tumore, come il nurinoma dell' acustico, arriva in una pronuncia della Corte d'appello di Torino
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Una sentenza storica quella verificatasi a Torino la quale evidenzia come un elevato uso di cellulare sia correlato al tumore al cervello. Un riconoscimento del nesso fra l’uso prolungato e scorretto del telefono cellulare e una certa tipologia di tumore, come il nurinoma dell’acustico, arriva in una pronuncia della Corte d’appello di Torino. E’ quanto rende noto lo studio legale Ambrosio e Commodo che ha assistito un lavoratore in un procedimento nei confronti dell’Inail.E’ stata confermata una sentenza del 2017 che si era già espressa a favore del lavoratore.

“Il Tribunale di Ivrea nel 2017 emette la prima ed unica sentenza al mondo che già in primo grado riconosce il nesso uso del cellulare/neurinoma.- spiegano dallo studio legale – Per la Consulenza Tecnica d’Ufficio disposta dal Giudice, “, in un lavoratore di 57 anni di un’importante azienda italiana che utilizzava il cellulare dalle 3 alle 4 ore al giorno.Il tribunale ha così condannato l’Inail a corrispondere al lavoratore la rendita da malattia professionale”.

Per quanto riguarda i precedenti giurisprudenziali, lo studio legale ricorda che quella “la Corte Appello Brescia del 2009 era stata la prima sentenza di corte d’Appello al mondo che riconosceva quel tipo di nesso (ribaltando una decisione del tribunale di Bergamo) e la Corte di cassazione nel 2012 la prima sentenza di Corte suprema al mondo che lo confermasse (conferma Brescia 2009)”.

“Ciò che ci interessava di più dal punto di vista legale era la conferma che gli studi ‘negazionisti’ finanziati dall’industria non potessero andare a fondare, influenzandolo, il ragionamento dei consulentidei tribunali nelle cause che riguardano la telefonia mobile. La Corte d’Appello ci dà ragione con un concetto tanto semplice quanto decisivo: siccome l’industria ha interesse all’esito degli studi, chi lavora per lei o con suoi soldi esprime pareri meno attendibili di chi fa ricerca senza tornaconto”, ha detto l’avvocato Stefano Bertone dello studio Ambrosio e Commodo. “Mi auguro che la notizia di questa decisione,in mancanza delle informazioni del settore pubblico, spinga i genitori a riconsiderare attentamente il rapporto e la vicinanza dei loro figli con i dispositivi mobili”, aggiunge Bertone.

La Corte di appello di Torino – sottolinea il legale – conferma integralmente la sentenza del Tribunale di Ivrea del 2017, secondo cui è vero che il neurinoma dell’acustico è stato causato da uso lavorativo del cellulare. Secondo la Corte – prosegue l’avvocato – “esiste una legge scientifica di copertura che supporta l’affermazione del nesso causale secondo criteri probabilistici “più probabile che non'”.Tutto il materiale scientifico e probatorio di causa è stato ristudiato e rianalizzato da due nuovi consulenti tecnici nominati dalla Cortetorinese (Carolina Marino, Angelo D’Errico).

“La Corte d’Appello recepisce integralmente le loro conclusioni e respinge l’appello di Inail, affermando che i Ctu hanno fornito ‘solidi elementi per affermare un ruolo causale tra l’esposizione dell’appellato alle radiofrequenze da telefono cellulare e la malattia insorta’, evidenzia l’avvocato dello studio Ambrosio e Commodo.

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